Se i media di casa nostra si infuriano perché nell’anno «della guerra contro l’Ucraina e il resto del mondo» il tribunale Zamoskvoretskyj di Mosca pronuncia una condanna che, per la Ue, «sembra avere motivazioni politiche», verrebbe da dire che qualcosa di sano c’è ancora in Russia.

Se quello che in occidente, negli ultimi anni, è stato considerato il blogger antiputiniano per eccellenza, Aleksej Navalnyj, è stato condannato insieme al fratello Oleg a tre anni e mezzo (ma il primo con la condizionale e il secondo alla colonia) per malversazione e, secondo l’accusa, aver sottratto oltre mezzo milione di dollari alla «Yves Roches East» e averli trasferiti sul conto della propria ditta, qualcosa non quadra.

Se l’oppositore che twitta contro la corruzione (molto verosimile) nelle alte sfere del potere e nella cerchia del business che attornia il potere, viene condannato per frode, insieme al fratello (anche se dall’ufficio di Federica Mogherini si dichiara che «le accuse contro di loro non sono state motivate durante il processo») non c’è che da chiedersi da che parte stia il vero. Certamente a Bruxelles sono ben informati; ma, senza ricorrere al vecchio assioma cinese «combatti quel che il nemico difende», la domanda che sorge spontanea è: chi rappresentano i Navalnyj, quale opposizione cammina dietro di loro e per quali obiettivi?

I fatti di ieri, fino al momento di andare in stampa: Aleksej Navalnyj, la cui condanna, a differenza di quella del fratello, viene sospesa, nel pomeriggio twitta di volersi sottrarre agli arresti domiciliari (inflitti fino alla esecutività della sentenza, il prossimo 28 aprile) e unirsi ai manifestanti in Piazza del Maneggio (non a caso l’hashtag utilizzato su Twitter è stato Manezhka).

Viene dunque arrestato e ricondotto a casa. Alla pari dei commenti Ue, anche l’ex magnate e capo del gigante petrolifero Yukos (uscito di galera dopo 10 anni, lo scorso settembre) Mikhail Khodorkovskij ha parlato dell’assenza in Russia «dello Stato di diritto», per sentenze come quella di ieri.

Diametralmente opposta la reazione del Pc russo. Il deputato alla Duma Denis Voronenkov ha detto: «Non è la prima volta che Navalnyj ha problemi con la legge e gli danno la condizionale; questa è la risposta alla domanda su chi veramente faccia opposizione al potere attuale. Crea sconcerto, che a una persona con già sulle spalle una condanna con la condizionale, venga inflitta ancora una condizionale».