Come figurine create da un’immaginazione fertile si dispongono in scena nei film di Nico Cirasola dei o contadini e nel suo ultimo Rudy Valentino da tempo programmava di raccontare il mito e l’umanità del divo che arriva in scena catapultato nell’allestimento di uno spettacolo teatrale ai giorni nostri dove si parla proprio di lui. Siamo a Castellaneta ed è qui che Rudy fa ritorno per una rimpatriata dove incontrare il fratello e i suoi familiari. Nell’alone di una illuminazione pastello Rudy arriva dal passato e si trova a confrontarsi con quello che rappresenta nell’immaginario, con quello che i suoi stessi familiari ritrovavano in lui, partito diociottenne appena diplomato, da emigrante borghese in cerca di fortuna. I diversi piani del racconto si sovrappongono e si mescolano secondo l’ispirazione dadaista del regista di Bell’Epokèr (la corruzione spiegata a chi vuole intendere ovvero come si arriva dall’Ottocento al rogo del Petruzzelli), di Focaccia Blues (local contro multinazionale, storia della focaccia di Altamura che fece chiudere il McDonald’s per mancanza di clienti) e che mai scaccerebbe un’idea balzata in primo piano per far posto a un bell’ordine geometrico. Così il mito vivente di Claudia Cardinale si sovrappone a quello del divo e rende visibile il tocco aristocratico della famiglia, il fratello (Luca Cirasdola) mette in scena l’alter ego sanguigno che si contrappone al personaggio del cinema muto e in bianco e nero, padre di famiglia contro amante latino, a ricordargli cosa ha lasciato partendo.
Commedia mediterranea fatta di brusche sterzate, punta a diversi livelli di satira: quella del «nemo profeta in patria», del nucleo familiare che tutto assorbe senza lasciare emergere individualità, neanche fosse il divo più amato al mondo. Satira anche dell’identificazione con i divi dello schermo, attraverso il capocomico (Nicola Nocella) convinto di poter entrare anche lui nei panni di Valentino. Appena sceso dallo schermo ecco che Rodolfo ridiventa il figlio piccolo dei Guglielmi tornato dalle Americhe e ritrova al paese tutti i problemi irrisolti, le beghe con il potente di turno, i debiti, gli screzi che formano indissolubili legami.
E insieme a questo l’inevitabile velata presa in giro che coglie chiunque abbia ottenuto successo fuori dai confini del paese. A dispetto delle rievocazioni di Mastroianni e Nereyev (e Alberto Sordi) qui Pietro Masotti, mostra bene come brillantina e mantello bianco a nulla valgono di fronte allo zoccolo duro di un paese del sud.