Un campo di forze mutevole in cui la tensione ritmico-timbrica si scontra ed incontra con le ance (a volte con piano e voce). Si crea, quindi, un vortice musicale dai colori cangianti, che viaggia nell’interiorità dei musicisti e sui sentieri sonori del mondo. Adam Rudolph ed Hamid Drake sono amici e colleghi da quasi 50 anni, il primo e virtuoso dello sterminato universo della percussione (ampliato all’elettronica) mentre il secondo più centrato sulla batteria, cui aggiunge un tamburo a cornice. I due hanno, tra gli altri, lavorato con Don Cherry e Yusef Lateef; unica, invece, la loro collaborazione nel trio arricchito dalla classe sassofonistica di David Liebman. È proprio dal versante ritmico e nel rapporto con la batteria/percussione che Liebman imposta il suo dialogo, attento e prensile nelle sei tracce di diversa lunghezza. Eccellono Formless form, in cui si giunge ad una vera esplosione improvvisativa, Emergence dove è serrata la dialettica tra ance e percussioni, con Rudolph che utilizza la voce mentre nel conclusivo Whirl affida alle corde del sintir l’iterativa, ipnotica base per i solisti. Incantato.