Gli hanno creduto. Hanno creduto che non esercitò nessuna pressione sui funzionari della Questura di Milano quando telefonò per avvertire che Ruby Rubacuori era la nipote del leader egiziano Mubarak. Ma hanno creduto anche che ignorava il fatto che la ragazza marocchina fosse minorenne. E quindi per questo lo hanno assolto da tutte le accuse rovesciando la sentenza che in primo grado lo aveva condannato a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile. Silvio Berlusconi esce indenne da uno dei processi che lo preoccupavano di più. I giudici della seconda corte d’appello di Milano, presidente Enrico Tanfa, lo hanno infatti assolto dall’accusa di concussione perché «il fatto non sussiste» e da quella più grave di prostituzione minorile «perché il fatto non costituisce reato». Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire cosa esattamente ha convinto i giudici dell’innocenza dell’ex premier, ma intanto il verdetto ha avuto l’effetto di ricompattare Forza Italia che è subito tornata a chiedere la grazia per il suo leader consentendo a Berlusconi di tornare a indossare i panni del perseguitato da una parte della magistratura. «Oggi hanno dato conferma a quello che ho sempre asserito, la maggioranza dei magistrati è ammirevole», è stato uno dei primi commenti rilasciati dopo aver conosciuto l’esito del processo.

Apparentemente, senza mostrare segni di nervosismo per quanto stava per accadere nel tribunale di Milano, ieri l’ex cavaliere si è presentato come sempre per svolgere i servizi sociali con gli anziani malati di alzheimer nella casa di cura di Cesano Boscone. Dalla quale è andato via senza dire una parola una volta appresa la notizia della sua assoluzione, ma con un sorriso stampato in volto. Chi parla, cercando di trovare una spiegazione alla sentenza, è invece uno dei suoi difensori, l’avvocato Franco Coppi per il quale – premesso che sarà necessario leggere le motivazioni – è possibile che i giudici abbiano fatto proprie le tesi della difesa, per la quale l’accusa per l’ex premier di aver fatto sesso con la minorenne Ruby in cambio di denaro o altre utilità potrebbe essere caduta per 1a mancanza dell’«elemento soggettivo», ossia la consapevolezza della minore età della ragazza. «In ogni caso – ha proseguito Coppi – questa è una formula di assoluzione che può essere adottata anche in altri casi, e non mi azzardo dunque a dare una certezza, posso solo dire che questa era una delle nostre tesi e non so però se i giudici hanno preso in considerazione proprio questo elemento». Quanto all’accusa di concussione, invece, secondo il legale potrebbe essere caduta semplicemente perché i giudici non avrebbero riscontrato alcun reato nella condotta tenuta da Berlusconi.

L’assoluzione – che sospende anche l’interdizione dai pubblici uffici sancita dalla condanna di primo grado – viene accolta ovviamente con soddisfazione dal diretto interessato. «Sono commosso», dice Berlusconi quando rientra ad Arcore – era un’accusa ingiusta e infamante. Il primo pensiero va ai miei cari che hanno sofferto anni di aggressione». La notizia fa il giro del mondo e rimbalza sui principali media internazionali, dalla Bbc all’Osservatore romano. Per il francese Observateur l’esito del processo Ruby, «difficile da credere ancora venerdì mattina», dà «una mano a Renzi» nel percorso sulle riforme costituzionali. E infatti Berlusconi rimarca subito il suo ruolo nel dibattito in corso proprio sulle riforme, visto che la sentenza riassegna a Forza Italia una posizione rafforzata rispetto a sole 24 prima. «Da oggi possiamo andare avanti con più calma», dice infatti l’ex cavaliere. «Il percorso politico di Forza Italia non cambia e credo che questo sia nell’interesse dell’Italia, della democrazia, della libertà».

Chi di certo non perde tempo sono i pasdaran azzurri tornati a chiedere la grazia per Berlusconi. Il primo a farlo è Renato Brunetta: «Questa sentenza impone di riscrivere la storia di questi anni – dice il capogruppo alla Camera -. Ed impone, come minimo risarcimento la grazia subito per Silvio Berlusconi, se esiste un po’ di decenza». La stessa richiesta viene ribadita poco dopo anche sul “Mattinale”, per il quale «l’innocenza di Berlusconi è stata fin dal principio palese anche a cento chilometri di distanza». In realtà l’ultima parola spetta adesso al sostituto procuratore generale Piero De Petris che, una volta lette le motivazioni della sentenza, dovrà decidere se fare o no ricorso in Cassazione. Una decisione per la quale ha tempo fino a dicembre.