Attrice, poetessa, drammaturga, sceneggiatrice, attivista, giornalista e metà di una delle grandissime coppie artistiche/politiche della storia americana, Ruby Dee è morta tre giorni fa, nella sua casa di La Rochelle, poco a nord di New York. Aveva novantadue anni.

Con uno spirito instancabilmente curioso, e una carriera che ha le sue radici negli insegnamenti di Paul Robeson, è stata al fianco di Sidney Poitier nella prima, leggendaria, produzione teatrale di A Raisin in the Sun (1959). Ha collaborato con il black listed Jules Dassin a una sceneggiatura ambientata tra i rivoluzionari della Cleveland dei Sixties (Up Tight, del 1968, basata sullo stesso testo che aveva ispirato The InformerIl traditore di John Ford, e che inizia con immagini dal funerale di Martin Luther King); recitato in Do the Right Thing e Jungle Fever di Spike Lee (di cui suo marito Ossie Davis è stato uno degli attori chiave), e in una lunga straordinaria varietà di televisione e teatro «impegnati», Ruby Dee è stata una delle figure più luminose ed emblematiche della battaglia per i diritti civili e dello spettacolo afroamerican.

La sua scelte artistiche erano sempre informate di una chiara, vivacissima, visione politica; Dee aveva un’aspetto fragile, ma la sua presenza proiettava la solidità di una roccia. «Tra noi due, l’attrice migliore, quella più intensa è lei» amava dire suo marito che era anche il suo collaboratore più stretto. I due si erano conosciuti sul palcoscenico di Jeb, un dramma sull’ingratitudine razzista che accoglie il ritorno di un soldato invalido dal fronte della seconda guerra mondiale.

Davis era la star, lei (già divorziata dal primo marito che lavorava in una distilleria) era stata ingaggiata come sostituta per la parte della giovane fidanzata. Sposatisi due anni dopo, Dee e Davis hanno condiviso, come scrive lei cinquant’ anni di «palcoscenici, teatri di posa, studi di registrazione radiofonica, ma anche sedi sindacali, scuole, campus universitari e strade».

Tra i titoli principali della loro collaborazione, oltre ai film di Spike Lee, la versione cinematografica di A Raisin in the Sun, il dramma di Davis Purlie Victorious, su un prete nel sud razzista, e il film Gone Are the Days. La loro autobiografia, scritta a quattro mani, e raccontata a voci alterne, si intola With Ossie & Ruby.

Insieme hanno lottato contro l’esecuzione dei Rosenberg, contro la caccia alle streghe di McCarthy, contro la guerra in Vietnam, per raccogliere soldi a favore delle Black Panthers e per fare restituire il passaporto revocato a Paul Robeson. Dee e Davis erano i «maestri delle cerimonie» dell’evento che ha preceduto la marcia al Memorial di Lincoln, il 28 agosto 1963, il giorno che Martin Luther King pronunciò il disorso «I Have a Dream».

I due erano vicini sia a King che a Malcolm X (per cui Davis lesse una magnifica elegia funebre). Uno degli ultimi credits di Dee, include infatti la narrazione di uno speciale tv dedicato alle moglie di King e Malcolm X, Coretta Scott King e Betty Shabazz. Tra gli altri lavori più recenti, il film American Gangsters di Ridley Scott, per cui venne nominata all’Oscar.

Figlia di un portabagagli della Pennsylvania Railroad, Ruby Ann Wallace (Dee è il cognome del primo marito, che sposò nel ‘41) era nata a Cleveland nel 1922. Era ancora bambina quando con il padre e la seconda moglie insegnante, si trasferì a Harlem, dove studiava letteratura e musica anche a casa. Entrata, a metà degli anni quaranta, nell’American Negro Theater, di cui facevano parte anche Hilda Simms, Harry Belafonte e Sidney Poitier, si era laureata a Hunter College. È stata la prima attrice afroamericana a interpretare parti principali (la Cordelia di King Lear e la Kate di The Taming of the Shrew) per l’ American Shakespeare Festival di Stratford e la prima ad avere un ruolo permanente in un serial tv, Peyton Place, del 1968.