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Rubli, grano e fiumi di armi. Le promesse russe all’Africa

Rubli, grano e fiumi di armi. Le promesse russe all’Africa

Vertice di San Pietroburgo Al summiy appare anche il trafficante rilasciato dagli Usa Viktor Bout

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 luglio 2023

«L’Africa non solo si è liberata dal dominio coloniale, ma sta cominciando a reclamare a gran voce il suo posto assolutamente legittimo al tavolo della politica e dell’economia globale». Parola di Viktor Bout, 56 anni, cittadino russo, il più importante, influente e ricco trafficante di armi del mondo, intervistato ieri mattina da Zvezda Tv al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo. Parole simili sono state usate anche da Vladimir Putin dopo il colloquio con il presidente del Burkina Faso Ibrahim Traorè, che guida una giunta militare: «I paesi africani che lottano per una vera indipendenza e libertà sono molto simili all’Unione sovietica e alla Russia nella loro lotta contro il nazismo».

BOUT È TORNATO in Russia l’8 dicembre, dopo essere stato oggetto di uno scambio prigionieri tra Mosca e Washington avvenuto all’aeroporto di Abu Dhabi: il trafficante in cambio della cestista Brittney Griner. Era detenuto negli Stati uniti da dodici anni, condannato per aver rifornito di armi le Farc colombiane. Tornato in Russia, Bout è pronto a riprendere gli affari: il trafficante ha rifornito di armi tutte le parti nelle guerre civili di Nigeria, Angola, Liberia, Sierra Leone, Libia, Sudan e Congo, era il principale fornitore dei talebani durante l’era bin Laden e del regime di Saddam Hussein. Le sue reti si sono progressivamente indebolite ma i flussi di armi di fabbricazione russa verso l’Africa non hanno mai conosciuto crisi: tra il 2017 e il 2021, mentre Bout era in carcere, la Russia è stata il maggiore esportatore di armi in Africa, garantendosi una fetta del 44% dell’intero mercato. Nel 2021 la Russia ha esportato un totale di 14,6 miliardi di dollari di armi e armamenti, ridottisi a 10,8 miliardi (un calo di circa un quarto delle esportazioni) nell’anno dell’invasione dell’Ucraina: secondo Alexander Mikheyev, direttore generale dell’Agenzia statale russa per l’esportazione di armi Rosoboronexport, oggi le forniture sono tornate «ai livelli dell’era sovietica».

LA PRESENZA di Bout al vertice è una delle sorprese. L’altra è la (ri)apparizione di Evgeny Prigozhin, che non si mostrava dai giorni della marcia su Mosca dei suoi Wagner: il direttore del centro culturale russo di Bangui, Dimitri Sytyi, capo delle operazioni Wagner in Centrafrica (Rca), ha pubblicato sul suo account Facebook una foto, divenuta virale, di Prigozhin e Freddy Mathurin Mapouka, il potente capo del protocollo del presidente centrafricano, che decorò il capo della Wagner con la Croce al valor militare della Rca. Al termine della prima giornata, Putin ha annunciato i destinatari di forniture gratuite di grano: Burkina Faso, Mali, Rca, Zimbabwe, Eritrea, Somalia. Tutte realtà, tranne le ultime due, in cui Wagner è già presente con un’influenza maggiore rispetto ai diplomatici di Mosca.

Nella prima metà del 2023 le forniture di grano della Russia all’Africa sono triplicate, arrivando a 9 milioni di tonnellate, con un fatturato cresciuto del 60% (4,5 miliardi di dollari). Ma non tutti i paesi che lo riceveranno gratuitamente ne hanno realmente bisogno.

IL PRESIDENTE dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa ha ringraziato per il regalo, specificando tuttavia che «lo Zimbabwe non ha problemi alimentari». In effetti è proprio così: il problema di Harare è l’inflazione a tre cifre, tanto che le trattative in corso vanno in una direzione di estromissione del dollaro americano dall’economia zimbabwana in favore del rublo, che se andrà in porto potrebbe inaugurare un progetto su una scala molto più ampia. Continentale.

L’IMPEGNO politico verso l’Africa è una priorità per Mosca sin dal 2014, per ridurre l’impatto delle sanzioni occidentali e l’isolamento crescente. La risposta africana all’aggressione russa all’Ucraina, tema del quale Putin ha discusso con un mini-vertice con i paesi più “preoccupati” a cena, ha mostrato al mondo preoccupazioni africane di natura politica, economica ma anche ideologica nei confronti dei vecchi partner europei e americani, partnership che in molte aree del continente hanno portato più danni che benefici. Si pensi al Sahel, dall’Atlantico al Mar Rosso oggi totalmente in mano a giunte militari.

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