Il Movimento 5 Stelle prosegue la road map fissata degli Stati generali con la pubblicazione del documento di sintesi su organizzazione, regole e principi della nuova fase.

ACCADE IN UN CLIMA che se non è da separati in casa poco ci manca. Avviene mentre Davide Casaleggio lancia l’«autofinanziamento» di Rousseau per sopperire i «mancati introiti», dei tanti parlamentari grillini che non rispondono all’appello dei versamenti. «Le parole d’ordine saranno territorio e merito», annunciano da Milano cercando di rinverdire la carica immaginaria della piattaforma.

I DUE PERCORSI, quello degli Stati generali e quello di Rousseau, viaggiano in parallelo ma sono destinati a incrociarsi, quando non a confliggere. Perché i 5 Stelle presentano un «atto di indirizzo a cui gli organi preposti, attuali e futuri, dovranno attenersi» ma ricorda che «le parti in cui è necessario apportare modifiche allo Statuto, al Codice etico, ai regolamenti saranno sottoposte al voto dell’assemblea degli iscritti». Anche Casaleggio a nome di Rousseau dice di volersi rivolgere agli iscritti al sito. Solo che, come è ormai noto gli iscritti alla piattaforma sono formalmente gli iscritti al M5S (e viceversa).

«SIAMO UNA FORZA di governo in grado di costruire e dare risposte concrete ai cittadini – dice il reggente Vito Crimi – Per realizzare questi obiettivi e rispondere alle nuove sfide, il M5S ha la necessità di dotarsi di un’organizzazione e di regole all’altezza di questo ruolo».

IL DOCUMENTO si muove sulle direttrici trapelate dagli Stati generali. Il principio di collegialità, che «dovrà essere applicato nella composizione di tutti gli organi del Movimento 5 Stelle, sia nazionali che locali» e il rafforzamento dell’«organizzazione territoriale» supportata anche dal riconoscimento del «ruolo di attivista e gruppo locale». Da questo rafforzamento dell’organizzazione deriva che si preveda «una gestione centralizzata dei fondi, superando il modello dei comitati di scopo, potenziando le forme di finanziamento già esistenti e individuandone di nuove, garantendo un sistema di controllo e trasparenza delle attività economico-finanziarie e della gestione amministrativa del M5S» e l’individuazione di criteri oggettivi e trasparenti per la destinazione ai livelli locali di risorse necessarie alla realizzazione di specifici progetti o attività.

SI ARRIVA a questo punto alla ridefinizione della relazione con Rousseau, mai nominata esplicitamente nel documento di sintesi. Si parla solo di «piattaforma tecnologica» e si ribadisce la necessità di divisione tra le parti (il M5S e lo strumento digitale) e di trasparenza dei bilanci e dei meccanismi decisionali. «I rapporti con il gestore della piattaforma devono essere regolati da apposito contratto di servizio o accordo di partnership che definisca i servizi delegati, ruoli, doveri reciproci – si legge – Tutti i processi relativi a votazioni, bilanci, comunicazione, supporto ai territori devono essere improntati a massima trasparenza e imparzialità».

COME ANTICIPATO, e questo è un elemento che ha segnato tutte le assemblee locali contro il volere di una parte di rilievo dei vertici, si tiene ferma la barra sul principio identitario del tetto dei due mandati per i livelli elettivi «sovralocali». La necessità di salvaguardare le competenze acquisite con gli anni di esperienza nelle istituzioni si intravede in due proposte: la scelta dei candidati alle elezioni politiche favorisca chi ha già fatto esperienza come amministratore locale e chi ha esaurito i due mandati, regionali, nazionali o europei si occupi di formazione o ricopra incarichi organizzativi.

QUANTO ALLE ALLEANZE, il documento ribadisce che «il M5S nasce come forza alternativa alle altre forze politiche esistenti» per poi concedere che «in via eccezionale, in relazione ai sistemi elettorali, possono essere autorizzate, prima o dopo le votazioni, specifici accordi con altre forze politiche». La formulazione lascia spiragli per accordi pre-elettorali, dunque parrebbe scontentare Alessandro Di Battista, che agli Stati generali aveva posto come condizione per un suo impegno diretto il fatto che il M5S si impegnasse ad andare da solo al voto.