A ventun anni, la libanese Jasmine Hamdan, fonda con Zeid Hamdan (nessun legame di sangue) i SoapKills. Era il 1997, e i due, fino al 2009, hanno dato vitamina musicale al Vicino Oriente, iniettando nella tradizione il Sound di Bristole alla Massive Attack. Poi il trasferimento a Parigi e i viaggi tra Algeria, Kuwait, Siria, cercando di definire la propria strada artistica. È del 2013 il disco di esordio, Ya Nass, con la hit Aziza, che diventa ‘inno’ del riscatto femminile arabo. Al Jamilàt, è conferma di come Hamdan sia riuscita ad ampliare e cesellare il lavoro iniziato con Zeid. Jasmine naviga sulla rotta Oriente/ Occidente cantando in cinque dialetti del mondo cui continua ad appartenere, e lo evoca nei suoni acustici che si colorano di accenti elettronici, nelle ballate (Douss), in brani quasi minimalisti come Assi, nei richiami pop rock di La Ba’ Den, nel canto onirico di Cafe. Al Jamilàt è un album di sorprendente maturità, nato da scelte meditate, dal desiderio, di integrare culture diverse facendole dialogare, almeno musicalmente, tra loro.