Centro Sperimentale: l’altro ieri un passato luminosissimo, una tradizione di istanze politiche antagoniste (proprio nei momenti del fascismo bellico maturavano le ideologie dei Barbaro, dei Chiarini, dei Pasinetti, dei Puccini); ieri una rinomanza di filtro della più bella gioventù cinematografica.

Noi (allievi del Centro Sperimentale di oggi) ci abbiamo messo mesi per liberarci dal complesso edipico verso la istituzione, che ci legava ancora alle generazioni degli Antonioni, dei Bellocchio e delle Cavani; ci voleva questa operazione di rimozione per mettere a fuoco finalmente un C.S.C. che si trascinava alla meglio e vivacchiava sui fasti del passato.

L’eredità che rilevavamo era quella delle lotte del ’68, che avevano finalmente rotto i ponti con la didattica sclerotìzzata e anacronistica, col cinema dei divi e con le lezioni di equitazione. Anche questa eredità era pesante: le lotte si erano esaurite all’interno delle pareti (stile littorio) del C.S.C. e l’ipotesi di autogestione impersonificatasi nella figura paterna di Roberto Rossellini, presidente del Centro dal ’69 a qualche mese fa restava solo «immaginata». Molte le cause: una fra tutte il livello dello scontro politico che non poteva ancora definire un progetto di ristrutturazione dell’istituto, rispetto alla possibilità di rifondare l’informazione (come fatto strutturale).

Gli allievi del corso ’72-’74 ribadivano la paralisi galoppante del C.S.C. e la sua impossibilità ad esistere date le condizioni. La nostra battaglia contro Rossellini (non contro l’uomo – ci siamo visti un paio di volte, lo conosciamo solo di vista) era cominciata già da quasi un anno, con l’elaborazione di due documenti, (uno politico- rivendicativo, l’altro teorico), e la presentazione della nostra linea in due conferenze stampa fino alla presa di posizione pubblica sulla operazione mistificatoria di Rossellini all’ultimo festival di Sorrento, gestito da Gianluigi Rondi, dove Rossellini mandò tutti i saggi finali prodotti nel Centro durante la sua gestione.
L’ultimo minigolpe al Centro (la nomina di un commissario straordinario) ha portato alla luce le contraddizioni che il personaggio Rossellini copriva e ricuciva, ma ha anche chiarito ulteriormente la volontà politica della Dc di mantenere una struttura di potere clientelare al Centro, come in tutto il paese.

Da qui il nostro impegno ad una iniziativa di lotta che ci ha portato subito alla definizione della nostra strategia all’interno dello schieramento politico costituito dai partiti e dai sindacati. In questo schema di alleanze si pongono la nostra iniziativa politica autonoma e la nostra esperienza di ricerca e sperimentazione autonome. Le prospettive della nostra lotta stanno proprio nel rapporto tra i referenti politici e la autonomia dell’iniziativa, e tra la sperimentazione e le committenze nuove, che noi individuiamo nei momenti produttivi del gruppo politico (Ente Gestione Cinema, Enti locali, Università, Rai-Tv ecc.) e il sindacato.
Oggi il Centro Sperimentale può diventare un momento di esplosione delle contraddizioni del capitale nel cinema e nell’informazione, che rispecchia la situazione esplosiva a cui ci ha condotto la pluridecennale politica democristiana.

La ristrutturazione del C.S.C. passa oggi dallo scontro politico in atto nel paese. Per questo abbiamo individuato nella Biennale un esempio di ristrutturazione tipico – in quanto strettamente connesso alla battaglia politica; – nella Biennale che tenta per la prima volta in Italia le basi di una sperimentazione aperta a tutte le istanze sociali democratiche e di base, vediamo spazi culturali, crisi, linee di sviluppo parallele a quelle del C.S.C. e portatrici delle stesse contraddizioni.
In quest’ottica più vasta noi vediamo il dibattito allargato alle componenti più avanzate del cinema e dell’informazione che abbiamo promosso (entro la fine di novembre) al Centro, sulla via di una ulteriore crescita politica della nostra lotta.

(3 novembre 1974)