Un terremoto annunciato: Rod Rosenstein, vice procuratore generale nonché supervisore dell’indagine del procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate, ha presentato le proprie dimissioni al capo della Casa bianca John Kelly.

Per ora Rosenstein rimarrà al lavoro; incontrerà Trump giovedì per parlare della sua posizione nel Dipartimento di giustizia. La notizia era nell’aria dalla pubblicazione sul New York Times di un articolo secondo cui il vice procuratore, nel 2017, dopo il licenziamento del capo dell’Fbi James Comey per mano di The Donald, avrebbe suggerito la possibilità di registrare di nascosto la gestione dello studio ovale così da invocare il 25esimo emendamento della Costituzione, secondo cui un presidente può essere sollevato dall’incarico se non è fisicamente o mentalmente in grado di ricoprirlo.

Rosenstein era nel mirino di Trump da tempo e secondo diversi media americani avrebbe scelto di dimettersi per non farsi licenziare del tycoon. Era stato proprio Rosenstein a nominare Mueller procuratore speciale per il Russiagate e, se ora dovesse uscire di scena, Trump potrebbe rimpiazzarlo con una persona di sua fiducia, avendo così più controllo sulle indagini di Mueller, che rimarrebbe un po’ più solo.

Se questa potrebbe essere un’ottima notizia per Trump, non ne arrivano di altrettanto buone dal fronte della Corte Suprema, dove sono comparse nuove accuse di molestie sessuali per Brett Kavanaugh, il giudice ultra conservatore nominato da Trump per la Corte Suprema.

Kavanaugh deve già rispondere alle accuse mosse dalla professoressa della Palo Alto University, Christine Blasey Ford, che giovedì sarà ascoltata dalla commissione Giustizia del Senato, l’organo che dovrà decidere se approvare o meno la candidatura di Kavanaugh.

Ora una seconda donna, Deborah Ramirez, ha raccontato di esser stata molestata da Kavanaugh all’università di Yale. A rivelare l’esistenza della seconda accusatrice è il New Yorker, mentre il giudice nominato da Trump giura di non aver mai molestato nessuno né verbalmente né fisicamente, sostenendo di voler presenterà l’agenda dei suoi appuntamenti di quell’anno, in cui non ci sarebbe traccia del party di cui parla Ford.

Ma le voci negli ultimi giorni si accavallano e diversi avvocati e aspiranti giudici uomini dichiarano di come fosse cosa nota che Kavanaugh assumesse solo assistenti donne, a cui veniva spiegato di evitare di indossare pantaloni.

Al momento sono quattro i senatori repubblicani che potrebbero essere contrari alla nomina: Jeff Flake e Bob Corker, entrambi anti-trumpiani e non in corsa per una rielezione, e due senatrici moderate, anche loro antagoniste di Trump, Lisa Murkowski e Susan Collins (da ragazza ha avuto una brutta esperienza di molestie da parte di un giudice).

In gioco non c’è «solo» la Corte suprema e il Russiagate, ma la possibilità di arginare l’agenda destrorsa di questo presidente che vuole ridisegnare gli Usa dalle basi. L’ultimo affondo riguarda l’immigrazione legale: secondo Trump green card e visti vanno negati agli immigrati che usano, hanno usato o anche solo si pensa che potrebbero usare legalmente un qualsiasi tipo di welfare, come l’assistenza alimentare, per la casa o per la salute.

Questo metterebbe milioni di persone che regolarmente, vivono, lavorano e pagano le tasse negli Usa, di fronte alla decisione di dover rinunciare a proseguire la propria vita negli Stati uniti o, ad esempio, a curarsi .

La proposta prevede anche la possibilità di depositare una «cauzione» in contanti, almeno 10mila dollari, se non si vuole rischiare di vedersi negata la carta verde. Insorgono gli oppositori di Trump, previste manifestazioni in tutti gli Usa, a cominciare dagli Stati santuario che difendono e proteggono i diritti degli immigrati.