L’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle ha reso difficile, ieri in prima commissione alla camera, anche il passaggio in teoria più semplice: l’adozione del Rosatellum (versione bis) come testo base per la riforma delle legge elettorale. Pd, Lega, Ap e Forza Italia controllano agevolmente la commissione, eppure i tempi per questo indispensabile passaggio tecnico si sono già allungati fino alle nove di sera. Intanto la conferenza dei capigruppo ha stabilito che la legge arrivi in aula il 10 ottobre e non più il 4, anche perché la prossima settimana ci sarà uno dei passaggi più delicati dell’autunno, il voto sulla nota di aggiornamento del Def. Ciò nonostante, il capogruppo Pd Rosato dice che è ancora possibile ottenere il primo sì di Montecitorio per il 15 ottobre – cioè approvare la nuova legge elettorale in appena 5 giorni – e poi un rapido passaggio al senato. Che dovrebbe essere davvero fulminante, visto che la camera alta ha solo una quindicina di giorni di buco prima che a fine ottobre cominci la sessione di bilancio.

Tutto questo secondo i programmi pubblici del Pd e dei suoi alleati in questa battaglia, che nel frattempo hanno convenuto che presenteranno un numero assai ridotto di emendamenti e tutti concordati con il resto del sodalizio. La realtà potrebbe essere assai diversa. Non tanto e non solo per l’ostruzionismo grillino – che pure non è da sottovalutare visto che in questo tentativo il Pd non può giovarsi, come i precedenti, eppure naufragati, del contingentamento dei tempi – ma per la tenuta stessa dell’accordo in aula.

Proprio Rosato ammette che se sulla tenuta dei gruppi «posso garantire al 100 per cento», altrettanto non può fare per «il comportamento dei singoli». La paura è per i voti segreti, che il regolamento della camera consentirà in gran numero – fu un voto segreto a far naufragare a giugno la legge elettorale simil tedesca. E furono i franchi tiratori di Pd e Forza Italia a colpire, dunque è lì che si torna a guardare.
Ieri una riunione del gruppo forzista ha fatto emergere la contrarietà al Rosatellum-bis dei deputati più ostili alla Lega. A Berlusconi la proposta del Pd continua a sembrare «la strada migliore», perché risolve il problema dell’alleanza di centrodestra superando l’obbligo del listone Fi-Lega-Fdi, lascia aperta la porta alle larghe intese con Renzi nel prossimo parlamento e soprattutto regala al Cavaliere la chance di tornare in parlamento con le elezioni suppletive. Ma i deputati berlusconiani del sud sono assai meno convinti (ieri avrebbero parlato contro sia Elio Vito che Nunzia De Girolamo). Salvini, è la loro preoccupazione, potrà far pesare la sua golden share nei collegi uninominali del centro nord, dettando legge nella coalizione. E al centrosud i candidati Pd partirebbero favoriti. Oltre a questo genere di problemi, c’è il caso dei deputati e senatori che sanno già di non poter rientrare nel prossimo parlamento: il loro voto sulla nuova legge elettorale è totalmente fuori controllo. Lo stesso problema, del resto tipico di ogni fine legislatura, lo ha il Pd.

Nel partito di Renzi si registra con soddisfazione l’evoluzione di Pisapia nel giudizio sul Rosatellum-bis; da un’iniziale scandalo per l’abbondanza di «nominati» all’attuale enfasi sull’importanza delle coalizioni. È lo stesso bilanciamento di priorità che sta facendo la corrente del ministro della giustizia Orlando, anche se da quelle parti si continua a insistere sulla necessità di migliorare la legge con una maggiore quota di uninominale (adesso è il 37%) e le preferenze invece delle liste bloccate. Emendamenti che, però, comporterebbero l’immediata rottura con Berlusconi e la fine di quest’ultimo tentativo. Magari nel voto segreto.