Sullo sfondo, il malioso e triste paesaggio di paludi della Lapponia, dove la protagonista dell’ultimo romanzo di Rosa Liksom, tra le voci più significative della Finlandia di oggi, apprende a rendersi cosciente della propria sensualità: La moglie del colonnello (nella vivace traduzione di Delfina Sessa, con una precisa nota di Ingrid Basso, sulle intricate vicende storiche finniche, Iperborea, pp. 224, € 16,50) ha per protagonista una anziana donna, che nel territorio dei Sami rivisita la sua esistenza e allo stesso tempo quella del suo paese.

In primo piano, il suo legame controverso con il violento Colonnello, che prima si impone alla madre in una relazione di dominio, poi sposa la giovane Katri, che conosce la fama della sua violenza, ma ne è attratta. La aspetta una esistenza di punizioni e castighi, mentre una frase terribile ricorre a ritmare le loro notti convulse: «se ami qualcuno lo frusti».

Quando a causa delle percosse subite la ragazza perde il figlio, Rosa Liksom traduce nella sua scrittura la perdita di controllo della realtà di questa voce narrante, che si fa più folle via via che la gelosia patologica del Colonnello diventa il filtro con cui anche lei è costretta a interpretare quel che accade nel mondo. Frasi in corsivo ritmano la storia, mentre la protagonista osserva con sguardo conservatore i principali accadimenti novecenteschi.

Cresciuta nel mito della Grande Finlandia, educata nei campi delle giovani nazionaliste, fatalmente diventa una nazista, sotto il martellamento costante del Colonnello. Costantemente divisa tra attrazione per la Germania e per la Russia, schiacciata tra opposte potenze che spesso hanno determinato il suo destino, la appartata Finlandia regala alla protagonista una prospettiva speciale sulle storture del secolo breve, mentre imperversano fiammeggianti le diatribe ideologiche dell’epoca.