Vagamente disgustate sono le donne che corrono verso la porta numero venti di corso Settembrini, le meccaniche di Fiat Mirafiori che ancora si ostinano a produrre pezzi di novecento, i cambi delle automobili.

«Cristiano Ronaldo, e chi se ne frega. È uno scandalo, uno schifo, lo scriva», «venisse lui qui a lavorare, non io che ho cinquanta anni», «A me interessa che mi mandino in pensione, sono stanca»: l’universo femminile che si accinge a otto ore di fabbrica ha le idee abbastanza chiare su Ronaldo.

Mirafiori patisce da tempo una crisi infinita, e il cambio turno si esaurisce in pochi minuti. Gruppetti di persone hanno sostituito il fiume umano che intasava queste porte. Le carrozzerie sono perfino chiuse: i cinquemila che per un soffio nel 2011 non imposero il loro «No» a Marchionne sono in cassa da tempo.

Il clima generale, molto più che in passato, è connotato da una sorta di nausea verso tutto quanto afferisca al lavoro, Ronaldo e Juventus compresi.

Non mancano gli operai che credono nell’operazione. «Un ottimo investimento per la Juventus. Se sarà un buon affare anche per la Fiat? Credo di sì, Ronaldo potrebbe essere il nuovo Schumacher del gruppo»: Alessandro, ha la stessa età del giocatore portoghese, guadagna una frazione del suo «collega» di Fca, ma è ottimista.

Analisi articolata, la sua: «Sono un tifoso della Juventus, ma sopratutto sono un tifoso del mio lavoro: Vettel, il pilota della Ferrari in F1 non è carismatico e guadagna una cifra astronomica, ma sicuramente non incide sulla vendita di Alfa, Maserati. Ronaldo può fare questo, lui è la nostra pubblicità per l’Asia, gli Stati Uniti, i mercati che vogliono comprare italiano. È un investimento ottimo per tutti, anche per noi lavoratori».

La sintesi la fa il suo collega Alberto, mentre raggiunge trafelato il tornello: «Sono padroni, quelli sanno fare i soldi. Magari arriva qualcosa anche a noi». Non mancano i sovranisti del calcio, che dell’etica e del piano industriale poco si interessano: «Io preferirei far giocare i nostri ragazzi. Prima gli italiani», scandiscono all’unisono due ragazzi e una signora.

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Gli arrabbiati in ogni caso ci sono. Giorgio: «Quarantuno anni di contributi e devo ancora lavorare. Quello prende trenta milioni all’anno: uno schifo».

«I soldi che danno a lui non li tolgono da noi: detto questo potrebbero aumentarci lo stipendio che abbiamo, perché ci spacchiamo la schiena», dice Roberto mentre corre verso il bus nel parcheggio.

Per Ugo Bolognesi della Fiom: «Lo scandalo è dato dal continuo utilizzo di ammortizzatori sociali da parte delle Fiat per ovviare alla mancanza di piani industriali, promessi fin dal referendum del 2011. Spero anch’io che Ronaldo serva a far produrre auto, ma sottolineo che l’azienda mette davanti a tutto i suoi obbiettivi finanziari, anziché quelli industriali».