Nato nel 1953 in South Carolina ma stabilitosi giovanissimo nella parte settentrionale dello stato, dove sono ambientati pressoché tutti i suoi libri, Ron Rash ha esordito non giovanissimo, nel 1994, con una raccolta di dieci racconti ambientati nel piccolo mondo di Cliffside, nel cuore degli Appalachi, e nei successivi venticinque anni e più, oltre a confermarsi, con altri cinque libri, un maestro della narrativa breve (premiato nel 2010 con il Frank O’Connor Award) ha pubblicato anche quattro volumi di poesie e sette romanzi, uno dei quali, The Cove, ha vinto il prestigioso Grand Prix de la littérature policière in Francia. In Italia, finora, era stato pubblicato, da Salani, il suo quarto romanzo, Una folle passione, dal quale è stato tratto nel 2014 un film con un cast notevole, passato però quasi inosservato.

Ora, La Nuova Frontiera, casa editrice specializzata in narrativa latino-americana, inaugura una nuova collana, «La frontiera selvaggia», proponendo il primo romanzo di Rash, Un piede in paradiso (traduzione di Tommaso Pincio, pp. 256, € 16,90) uscito negli Stati Uniti nel 2002 insieme alla raccolta di poesie Raising the Dead, della quale sviluppa in chiave narrativa i temi, l’immaginario e soprattutto l’ambientazione: la Jocassee Valley, in North Carolina, raccontata negli anni precedenti la costruzione di una diga e di un lago artificiale che la cancellerà per sempre dalle carte geografiche.

La struttura del romanzo è semplice quanto elegante, e ruota attorno a un fatto di sangue: l’uccisione di Holland Winchester, reduce decorato della Guerra di Corea, per mano di Billy Holcombe, un coltivatore di tabacco e vicino di casa. Il colpevole è noto pressoché dalle prime pagine, e il movente sembra essere la relazione che Winchester ha avuto con la moglie di Billy, Amy. La realtà dei fatti si rivelerà almeno in parte diversa: Amy ha scelto Holland come amante per farsi mettere incinta, dopo aver scoperto che Billy è sterile, ma è innamorata del marito e non intende lasciarlo. Quando Holland viene a sapere della gravidanza di Amy capisce immediatamente di essere lui il padre del nascituro, e rivendica il proprio diritto di genitore, andando per questo incontro alla morte.

Narratori nel tempo
Una storia semplice, che Rash decide di narrare alternando cinque voci e cinque punti di vista diversi: da una parte lo sceriffo del posto, Will Alexander, al quale sono affidate le prime indagini e che, pur certo della colpevolezza di Billy, non può procedere contro di lui perché non riesce a scoprire che fine abbia fatto il corpo di Holland; dall’altra Amy e a Billy, che ricostruiscono la loro storia di coppia e la crisi che ha condotto all’omicidio; in avanti di quasi vent’anni, il proscenio passa al figlio di Amy e Billy, Isaac, che negli stessi giorni in cui la valle viene inondata scopre chi è il suo vero padre; e in chiusura Bobby, il vice sceriffo, è il testimone malinconico della fine di una comunità, che passa attraverso il dissotterramento dei morti e il loro trasferimento in un altro cimitero.
La forza del romanzo sta prima di tutto in queste cinque voci che si susseguono, spesso tornando sugli stessi fatti con un effetto polifonico di grande efficacia; ma notevole è anche la capacità di approfondire le psicologie dei personaggi, ognuno dei quali ha una macchia, una debolezza, un dramma che ne segna il passato – si tratti dell’aborto della moglie Janice, che ha impedito allo sceriffo Will di divenire padre e ha segnato una crisi probabilmente irreversibile nel suo matrimonio, o della poliomelite che, nel corso dell’infanzia, ha portato Billy a un passo dalla morte, lasciandolo comunque parzialmente menomato.

L’ostetrica senza età
E, infine, la forza poetica e ricchezza delle descrizioni sono altrettanto connotanti: a proposito del primo incontro tra Amy e la vedova Glendower – forse il personaggio più potente dell’intero romanzo, l’ostetrica senza età che vive in una fattoria isolata raccogliendo erbe e preparando decotti, oggetto delle superstizioni dell’intera comunità – Rash scrive: «Abbiamo passato un minuto buono senza scambiare una sola parola mentre lei mi osservava. Anch’io osservavo lei, i suoi occhi grigi e duri come lapidi di granito, la pelle biancastra come lo stelo di un fungo, bianca come i pesci che avevo visto in una caverna, pesci che nuotavano al buio da tanto di quel tempo che avevano perso ogni colore e perfino gli occhi. I capelli erano bianchi come il viso, lunghi e aggrovigliati, non doveva pettinarli da anni. Impossibile far di meglio, se l’intento era quello di passare per una strega».
Secco ma carico di pietà e dolore il modo in cui Billy rievoca la morte di Holland: «ha cercato di mantenere l’equilibrio. Per un istante ha tenuto la postazione, come aveva fatto in Corea. Sono rimasto a osservare la vita svanire dai suoi occhi, un secchio che sfoca nel buio mentre affonda in un pozzo. Hai ucciso un uomo, mi sono detto».

Modelli letterari
Tra i nomi evocati dalla critica come possibili modelli e compagni di viaggio di Rash, il Cormac McCarthy dei primi romanzi, e in particolare del libro di esordio, Il guardiano del frutteto; accostamento non peregrino, se si pensa alla nostalgia con la quale, soprattutto nella seconda parte di Un piede in Paradiso, viene evocata la fine di un’epoca e di un luogo, e il conflitto tra una comunità profondamente legata a una terra arida e spesso ingrata e la compagnia elettrica che si appresta a sommergere per sempre quella stessa terra.

Non meno presenti, nell’immaginario di Rash, sono i grandi classici della letteratura appalachiana, primo fra tutti il James Still di Fiume di terra. E non mancano le affinità con Chris Offutt, in particolare con Country Dark, romanzo anch’esso ambientato negli anni Cinquanta e incentrato sulla lotta di un individuo determinato a difendere la sua casa e la sua famiglia dall’intrusione del progresso e delle sue regole. Accostamenti, tutti, che non tolgono nulla all’originalità e alla qualità della scrittura di Rash e all’intensità lirica di molte pagine del romanzo, restituita con grande efficacia dall’ottima traduzione di Tommaso Pincio.