Avere una famiglia numerosa ha i suoi pro e i suoi contro… Tutti sanno tutto di tutti. C’è sempre qualcuno che può ascoltarti, anche senza poi avere nulla da controbattere. Non ti senti mai solo. Ogni tanto vorresti un po’ di privacy. Qualcuno ha già vissuto prima di te quell’esperienza, quindi si, toglie unicità al tuo momento ma, allo stesso tempo, ti può dare delle dritte riguardo alla prossima mossa. Il cibo si divide sempre in parti uguali: il che vuol dire non avere mai la coscia del pollo. L’amore si divide in parti eguali: il che vuol dire poco per tutti, a meno che tu non sia malato, allora la tua razione di attenzione si moltiplica. Eccoci qui tutti e cinque, più mamma e papà. Poi un giorno di autunno, il caos vuole che muoiano contemporaneamente il nonno materno e il nonno paterno, i due capi famiglia. Amati dai figli, amati sconfinatamente dai nipoti, i due uomini creano un vuoto grosso come un buco nel suolo alla caduta di un meteorite. Alcuni ci finiscono dentro. I genitori tengono duro, la nonna materna e la nonna paterna pure.

Qualche giorno dopo i funerali viene presa la decisione che le due donne si trasferiscano nella grande casa di famiglia, da sette a nove non ci sarà molta differenza, si condividerà il dolore così come si è sempre condiviso l’affetto. In teoria. Le pratiche ereditarie sballano i conti. Non è più l’amore a contare. Chi avrà di più? Una molla avida come una pustola cresce nel cuore. Entrambi i nonni, ancora giovani nei loro settanta-qualcosa, erano stati uomini di lunga veduta, avevano compiuto investimenti finanziari oculati e tratto ragguardevoli guadagni. Nessuno dei parenti era a conoscenza della vastità dell’eredità. Le mogli, affrante nel ruolo di vedovanza, cominciano a essere meschine tra di loro, davanti a tutti. I nipoti si schierano con l’una o con l’altra, a seconda delle precedenti preferenze.

I grandi cercano di mantenere una posizione super partes, nella loro veste ufficiale. Nelle stanze private delle reciproche genitrici, si ritrovano a dare ragione, volenti o nolenti, a colei che li ha messi al mondo. La farsa domestica è degna di Pomponio: finti sorrisi, allegrie posticce, pranzi in cui al posto del sale ci si passerebbe un babà imbevuto di stricnina. La conclusione degna di tal panorama giunge dalla convocazione degli avvocati. Le vedove si imbellettano, ritrovano il sorriso e il miglior abito. I figli, neo-orfani a quarant’anni suonati, si muovono in maniera speculare: lei in nero assoluto, anche sulle unghie delle mani, lui rispolvera il completo del matrimonio, in cui va fiero di entrare ancora, dopo tanto tempo. I nipoti tutti a scuola a quell’ora, ma in uno stato di ansia elevatissimo: il più piccolo, solo in prima elementare, fa un disegno della sua famiglia che pare un campo di battaglia, tutti morti nel fango e, sopra di loro, a calpestarli, due donne vittoriose che agitano in aria spade e teste mozzate (la maestra, di certo, domani convocherà i parenti).

All’ora di pranzo tutti al desco. Nessuno ha cucinato. Su squallidi piatti di plastica volgari tranci di pizza margherita, al prosciutto, broccoli e salsiccia. Silenzio perfetto. Cosa sarà successo? Quali saranno state le divisioni dei beni? Chi avrà di più? La fame non è presente. I due grandi vecchi hanno fregato tutti. Addio sogni di agiatezza, ville caraibiche, giri del mondo in mille giorni post-maturità. Chi sa gestire un patrimonio sa anche come non farlo sperperare da chi non lo saprebbe gestire: fondi fiduciari per i nipoti, un buon mensile per le vedove, qualche possedimento ai figli. Equità uguale benessere armonico, senza faide fratricide, Romolo e Remo e via di seguito. Tutto è bene quel che finisce bene. “Magnamo sta pizza, dai” dice il piccoletto per cui domani sarà giornata di rimproveri scolastici.

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