Ieri abbiamo studiato delle pagine sulla nostra grammatica che spiegavamo come è nata la nostra lingua, la lingua italiana. Qualcuno me lo sa ripetere?
«La lingua italiana deriva dal latino, che poi è la lingua che parla ancora il Papa, delle volte, e dai dialetti italiani che parlava il popolo tanti anni fa». «Tra i vari dialetti c’era il fiorentino che si parlava a Firenze e in Toscana che, a partire dal 1300, è diventato più importante degli altri ed è diventato poi l’italiano».

Ma perché proprio il fiorentino e non un altro dialetto?

«Perché era… più bello?», «No, allora anche il napoletano è bello». «Ma no, perché a Firenze e in Toscana avevano i poeti e gli scrittori migliori». «Esatto. I poeti e gli scrittori definiti oggi “padri” della nostra lingua, c’è scritto sul libro. Cioè Dante, Petrarca, Boccaccio». «Per questo possiamo dire che l’italiano popolare che parliamo oggi, perché vulgus, che è una parola latina, in italiano si traduce popolo, si può chiamare anche italiano volgare: però non vuol dire che dici delle parolacce!». «Noi abbiamo studiato che l’italiano che parliamo oggi nasce dall’incontro tra lingua latina e dialetto fiorentino». «A scuola abbiamo letto due esempi: il canto delle creature di San Francesco e un sonetto d’amore di Dante Alighieri. E per lunedì prossimo dobbiamo imparare a memoria uno di queste due poesie».

Parliamo del sonetto e di Dante Alighieri….

«Dante era il poeta più bravo dell’Italia e dopo non ce ne sono stati altri come lui». «Il sonetto si intitola Tanto gentile e tanto onesta pare». «Ma no, non ha il titolo, quella è solo la prima riga». «È una poesia d’amore». «Dante abitava a Firenze».

Ma cos’è il sonetto?

«È una specie di poesia dove però non ci sono sempre delle rime baciate, ma un po’ baciate e un po’ alternate». «È una poesia d’amore». «Le righe nelle poesie si chiamano versi». «Tutte le righe dei sonetti hanno undici versi e si chiamano endecasillabi». «È un componimento ma non come un testo, come una cronaca, come un tema, ma come una poesia». «È come una piccola storia». «Sono delle parole, delle immagini».

Di cosa parla questa poesia?

«D’amore». «Di una ragazza». «Di una ragazza che passa per la strada e ci sono degli uomini che la guardano e mentre la guardano, visto che lei è bellissima, invece di fargli un fischio come fanno alcuni amici di mio fratello, loro, insomma, fanno dei sospiri». «Oppure dicono: magari quella lì bellissima fosse la mia fidanzata!». «Però non fanno gli stupidi con lei, la guardano e basta, sono molto gentili». «Che poi è Dante che l’ha vista, quella ragazza bellissima! Allora lui e i suoi amici hanno sospirato d’amore». «Lei si chiamava Beatrice, se mi ricordo bene…».

Vi è piaciuta? Mi dite sì o no e perché…

«Abbastanza. Perché era una poesia d’amore, però era anche un po’ difficile da capire». «Moltissimo! Perché era romantica». «A me no, perché per me c’erano alcune parole troppo difficili». «A me è piaciuta perché io me la immaginavo, la scena della ragazza e dei ragazzi che sospiravano». «Per me è stata bellissima perché io non lo sapevo che c’era una poesia così bella, però forse da imparare a memoria, anche se è corta, forse con certe parole che ci sono credo che forse è un po’ difficile».