Passa la mozione di sfiducia al premier Florin Citu e la Romania, tanto per cambiare, ripiomba in una pericolosa crisi politica nel bel mezzo della più pesante emergenza sanitaria dall’inizio della pandemia da Covid19, con i casi decuplicati nel giro di un mese e le terapie intensive letteralmente al collasso.

Dieci mesi. Tanto è durato l’esecutivo del primo ministro liberale (rieletto proprio nei giorni scorsi a capo del suo partito dopo aver stravinto sul predecessore al governo e nella formazione politica, Ludovic Orban), nominato ufficialmente dal presidente Iohannis (anch’egli del partito nazional liberale) il 23 dicembre dell’anno scorso. Ma anche meno, se si considera che la crisi è scoppiata il primo settembre, quando tutti i ministri dell’Usr-Plus che appartenevano alla maggioranza parlamentare, si sono dimessi in tronco, dichiarando guerra aperta a Citu, reo di aver agito troppe volte senza il consenso dei partner di governo e di non aver rispettato il programma stabilito nella campagna elettorale.

Il risultato della sfiducia di ieri, del resto, è inappellabile e si è materializzato con un ‘punteggio’ da record’: ben 281 voti contro, quando ne sarebbero bastati 234. L’ormai ex premier era inviso a gran parte della maggioranza che chiedeva, per ricompattarsi, le sue dimissioni. Durissime le parole di Dacian Ciolos, il leader dell’Usr-Plus che con il suo partito, relativamente giovane, punta a diventare la prima forza politica del paese nel giro di due anni: «Citu – ha scritto Ciolos sulla sua pagina Facebook -. aveva tutto il potere e il sostegno necessari per realizzare le riforme, ma ha preferito la guerra politica non rispettando i suoi partner. Ha paralizzato un paese intero che aspettava le sue dimissioni per poter andare avanti, provocando una crisi solo per il gusto di guadagnare potere all’interno del suo partito e sacrificando una coalizione funzionale».

Tocca adesso a Iohannis, come previsto dalla costituzione, il primo tentativo di ricucire lo strappo all’interno della maggioranza, invitando i partiti alle consultazioni con l’obiettivo di evitare il più possibile una coalizione allargata che non gioverebbe alla già fragilissima stabilità del quadro politico rumeno. A tal proposito, è arrivata una frecciata all’Usr reo di aver votato la sfiducia con il partito di opposizione del Psd e con quello anti-europeista dell’Aur. Il presidente ha dato del tempo alle forze politiche di riorganizzarsi: «Concedo una settimana ai partiti – ha dichiarato Iohannis nella conferenza stampa del pomeriggio – in modo da permettergli di arrivare con un approccio maturo alle consultazioni».