L’assedio del cemento non molla la presa su Roma. Nonostante le centinaia di migliaia di case sfitte e le famiglie homeless sgomberate in pieno inverno, l’attività dei palazzinari prosegue indisturbata. L’ultimo episodio riguarda la periferia sud della capitale, nel quartiere di Mezzocammino compreso tra il Grande Raccordo Anulare e le arterie che collegano la città al litorale. Gli abitanti del quartiere sono oggi in fermento contro l’edificazione di dieci nuovi palazzi, per un migliaio di nuovi abitanti previsti. I condomini nasceranno proprio dove, secondo il piano regolatore originale, sarebbero dovuti sorgere un cinema e un teatro: nuove case, dunque, al posto di servizi necessari a rendere più vivibili le periferie cancellati in barba alle leggi urbanistiche. Ma l’affare desta qualche sospetto, dalla lettura delle informazioni raccolte in un dossier del Comitato di Quartiere.

Sulla carta, l’operazione sembra regolare. La conversione all’edilizia residenziale di terreni originariamente destinati a servizi per la collettività è stata permessa dal «piano casa» stilato dalla regione Lazio durante la giunta Polverini. Il piano riservava al comune «ospite» un ruolo di controllo marginale: l’obiettivo, veniva detto esplicitamente, era il rilancio dell’attività edilizia che aveva fatto lievitare il Pil della città di Rutelli e Veltroni e si era bloccata con la crisi. I costruttori, in cambio di un enorme premio di cubatura aggiuntiva, avrebbero dovuto garantire che il 30% delle abitazioni fossero destinate a housing sociale (affitti temporaneamente calmierati) e che il comune fosse ricompensato con oneri concessori, infrastrutture urbanistiche e la cessione di altri terreni. Grazie all’articolo 3/ter del piano casa, tardivamente modificato dalla giunta Zingaretti, nel 2013 la società «Coils Processing» ha ottenuto il permesso di costruire nuovi casermoni da 7-8 piani a Mezzocammino snaturando l’area.

Le ricompense ottenute dal comune appaiono inadeguate. I terreni ceduti dal costruttore al Comune dovrebbero servire a «assicurare la dotazione minima inderogabile di spazi pubblici» – così recita la delibera comunale che sancisce lo scambio – come scuole e biblioteche. Ma la metà di quei terreni sarebbero stati comunque espropriati, perché già destinati al discusso progetto dell’autostrada Roma-Latina. Perciò sarà impossibile farne alcunché e il loro valore commerciale è irrisorio. E il resto dei terreni ospiteranno le strade e i parcheggi attinenti ai nuovi edifici (altro che spazi pubblici) che spetterebbero invece al costruttore. Nonostante tutto ciò, il comune di Roma ha accettato un «affare» palesemente svantaggioso. E non sembra essersene pentito: sempre a Mezzocammino, altri tre progetti edilizi analoghi stanno seguendo lo stesso iter di approvazione.

Non solo la procedura desta qualche sospetto, ma anche i (soliti) nomi coinvolti nell’operazione. Mentre il nome della società costruttrice dirà poco al grande pubblico, quello del suo titolare Rodolfo della Casa è invece più noto alla cronaca romana. Per esempio, come amministratore fu coinvolto nella vicenda delle «Terrazze del presidente» ad Acilia, pochi chilometri da Mezzocammino: un complesso di 1300 appartamenti del costruttore Antonio Pulcini che occupa i giudici dai primi anni 2000. Giudicato inizialmente abusivo, fu il sequestro più grande di Roma, cui seguirono processi, assoluzioni (poi annullate) e infine la prescrizione. Il suo nome compare anche nell’inchiesta sui palazzi affittati alla società pubblica Lazio Service. Secondo l’accusa, l’affitto servì ad aumentare il valore degli immobili in vista della vendita. Uno degli immobili era della società Belgravia Invest, che i pm ricollegano al gruppo di Pulcini. Il liquidatore che ne gestisce i beni era proprio Della Casa, il quale ha un ruolo anche nei rapporti poco chiari tra Antonio Pulcini, il figlio Daniele e Luca Odevaine disegnati dall’inchiesta «Mafia Capitale». Fu dalla Indiano Srl, controllata dai Pulcini ma amministrata da Rodolfo Della Casa, che Odevaine acquistò due immobili finiti nelle carte dei magistrati. A costruire a Mezzocammino però non sarà Della Casa, ma la Nuova Etruria srl, che ha successivamente rilevato i permessi e sta cercando gli acquirenti per le nuove case.

Il quartiere si sta muovendo con assemblee pubbliche e un tam-tam sui social network, organizzati da un comitato di cittadini affezionatisi a questo pezzo di periferia romana nato solo dieci anni fa. Mezzocammino non è un nuovo scempio edilizio alle porte di Roma. La zona è stata progettata con una certa cura ed è dotata di scuole pubbliche, parchi, piste ciclabili, palazzine che non superano i quattro-cinque piani. È il «quartiere dei fumetti» in cui scuole e giardini sono intitolati e abbelliti da personaggi come Tex, Zanardi, Corto Maltese. Nonostante la crisi, le case non sono calate di prezzo. Se i palazzinari avranno la meglio quanto varranno queste case domani? Le preoccupazioni dei cittadini, più che dall’ambientalismo, nascono dalla paura del futuro. Se i gringos del cemento arriveranno in città, a difenderli non basterà una statua di Tex Willer.