La demagogia populista attacca lo sciopero e chi sciopera. Lo fa con la disinformazione, non distinguendo fra i vari scioperi – confederali a Roma nelle aziende municipalizzate, sciopero generale di Cub, Sgb, Si Cobas e Usi Ci, sciopero Usb in Alitalia, sciopero dei confederali per il settore dei grafici – che ieri si sono sovrapposti, mettendo tutto nello stesso calderone per usare gli soliti slogan: «Bloccano le città e scioperano sempre di venerdì», grande classico usato ieri anche da Luigi Di Maio.

Il capo politico del M5s era in evidente difficoltà perché lo sciopero più imponente e partecipato è stato a Roma e aveva come bersaglio principale la sindaca Virginia Raggi. Cgil, Cisl e Uil hanno chiamato alla protesta i 24mila dipendenti delle 18 aziende controllate dal Comune: dalle enormi Atac (11mila dipendenti) e Ama (8mila) alle più piccole Multiservizi (appalti servizi nelle scuole e non solo), Zetema (cultura), Farmacap (farmacie), Aequa Roma, Risorse per Roma, Roma Servizi per finire con Roma Metropolitane, l’azienda liquidata dal Comune i cui quasi 200 lavoratori – assieme a sindacalisti e Stefano Fassina – sono stati picchiati dalla polizia durante un presidio all’inizio del mese. È la prima volta che scioperano i lavoratori dei servizi pubblici gestiti dal Comune: nel 2014 la protesta fu dei dipendenti diretti del Campidoglio che ieri invece hanno regolarmente lavorato.

Adesione alta soprattutto in Ama con raccolta dei rifiuti bloccata in gran parte della città, asili chiusi per l’adesione massiccia dei lavoratori Multiservizi, la sera sciopero riuscito in Atac. E piazza del Campidoglio piena di lavoratori e bandiere per la manifestazione del mattino. Una manifestazione in cui dal palco si sono succedute le storie di ordinaria follia nella gestione raccontate dai lavoratori. Poi alle 11 è arrivato il tweet della sindaca: «Una minoranza di sindacalisti prova a tenere in ostaggio una città di 3 milioni di abitanti: di lavoratori, di madri e padri che ogni giorno accompagnano i propri figli a scuola, di studenti e pendolari. La maggioranza dei cittadini è stanca di scioperi ingiustificati».

Appena letto dal palco il contenuto, la rabbia dei lavoratori – che hanno rinunciato al salario di giornata per far sentire la propria voce – è scoppiata al grido: «Dimissioni, dimissioni». E’ toccato al segretario della Cgil di Roma Michele Azzola risponderle per le rime scaldando la piazza nel comizio finale: «Sindaca, vergognati! Hai cercato di boicottare lo sciopero con fakenews sul fatto che fosse stato annullato e parlando di convocazione dei segretari generali. La tua giunta ha mandato la polizia ha picchiare i lavoratori di Roma Metropolitane, ha paralizzato la città. E’ lei che in minoranza, non si può dire sempre che è colpa di quelli prima. Noi siamo Roma, loro sono un incidente di percorso che la storia cancellerà».

Azzola ha poi fatto un breve quadro della disastrosa situazione delle partecipate: «In Ama non ci sono gli impianti e i lavoratori sono costretti a raccogliere i rifiuti con le mani. Atac non è salvata, è al collasso con linee in cui gli utenti sono dei deportati con dei viaggiatori. In Multiservizi non si pagano gli stipendi da mesi e centinaia di lavoratori sono già stati licenziati. L’assessore Lemmetti al Bilancio e alle partecipate viene pagato per fare avanti e indietro da Livorno (dove era assessore e continua a vivere, ndr) e ha ingannato il consiglio comunale nel far votare la delibera sulla liquidazione di Roma Metropolitane contro cui andiamo al tar per annullarla. Per la metro C le talpe sono seppellite al Colosseo da mesi».

Disegnato il quadro arrivano le proposte. «Oggi è il primo giorno della rinascita di Roma. La nostra mobilitazione andrà avanti. Ma oggi chiediamo al presidente del consiglio Conte di aprire un tavolo su Roma con la Regione e con le parti datoriali che la pensano come noi su cinque temi: rifiuti, Traporto pubblico, degrado, capitolo sociale e scuola. Di Maio parla di poteri speciali per Roma? Ma neanche con i poteri di Batman questi incapaci risolverebbero alcunchè. La sindaca si deve dimettere e noi vogliamo discutere della Roma del 2030, una città diversa da questa che riparte dal lavoro».