«Il 19 ottobre non è che l’inizio di un percorso», e così è stato. Dopo la manifestazione di Roma, dopo l’acampada di Porta Pia e l’assedio all’assemblea nazionale dell’Anci a Firenze, la prossima tappa è per il 31 ottobre, appuntamento davanti Montecitorio, quando si riunirà la conferenza Stato Regioni. All’ordine del giorno un unico punto: l’emergenza abitativa.
Ed è proprio sul terreno della casa che l’iniziativa dei movimenti si sta intensificando in queste settimane, obiettivo il blocco degli sfratti. A Roma, ieri mattina, Anna, una signora di 77 anni, è stata sfrattata per morosità incolpevole da una casa cartolarizzata della Cassa del Notariato. Grazie agli attivisti di Asia-Usb e dei Blocchi Precari Metropolitani, che si sono arrampicati sulla statua del Marco Aurelio in Campidoglio, la vicenda è arrivata all’attenzione del sindaco Marino che si è impegnato a trovare una sistemazione emergenziale e a chiedere ancora una volta al governo una moratoria sugli sfratti.
«È un passaggio indispensabile – dichiara Angelo Fascetti del sindacato degli inquilini Asia Usb – per mettere fine a questo stillicidio sociale che rischia di trascinare nella miseria e nell’emergenza migliaia di persone». Ma non solo, «c’è bisogno di un piano di alloggi popolari che risponda all’emergenza recuperando il costruito – prosegue Fascetti – mettendo a valore il patrimonio pubblico sfitto e tutti quegli immobili come le caserme che il governo vuole svendere per fare cassa».
Queste le proposte dei movimenti che non sembrano coincidere neanche un po’ con l’agenda del governo, il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi ha già bocciato il blocco degli sfratti, definito «una risposta vecchia», mettendo però sul piatto quarantaquattro milioni per l’emergenza abitativa nella legge di stabilità e nuovi piani di housing sociale. Uno spiraglio si potrebbe aprire invece per le case degli enti previdenziali.
Intanto i movimenti continuano a occupare. È accaduto a Roma lo scorso week end nel quartiere di Centocelle dove centinaia di rifugiati e richiedenti asilo hanno occupato uno stabile abbandonato di proprietà dell’Acea, e a Bologna con la richiesta al Comune di aprire una trattativa.