Gioco delle parti interno al M5s sulla vicenda Tav. Conte ha detto sì, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Mit) ha inviato la lettera all’Ue per il via libera all’opera, senza la firma di del ministro Toninelli (non necessaria), e i senatori a 5 stelle hanno presentato a Palazzo Madama una mozione tesa «a bloccare la realizzazione del Tav Torino-Lione». I primi firmatari sono il capogruppo Stefano Patuanelli, il senatore Airola e le senatrici Pirro e Matrisciano: «Il premier – scrivono – ha detto chiaramente che solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale per fermare il Tav. Bene, chi vuole mettere la faccia e la firma su un’infrastruttura del tutto inutile, fuori dalla storia e negativa sul piano finanziario e ambientale, deve farlo dentro il Parlamento, l’organo sovrano eletto dai cittadini. Chi vuole fare un regalo a Macron, allora dica sì alla Tav».

QUELLO CHE SEMBRA il tentativo di salvarsi la faccia per uscire dal pantano dell’alta velocità, arriva insieme alla lettera inviata dal ministero dei Trasporti all’Inea, agenzia della Commissione europea, in risposta alla richiesta di chiarimenti sulla posizione del governo nei confronti dell’opera. «Non realizzare il Tav costerebbe molto più che completarlo», è un passaggio della lettera che, richiamando l’intervento del premier Conte, ricorda i maggiori fondi dell’Unione europea e richiama «l’interesse nazionale». A dare la conferma dell’arrivo della lettera è stato il neo-presidente del Parlamento europeo David Sassoli: «Una buona notizia, così come il rispetto degli impegni con l’Europa».

E, MENTRE IN VAL DI SUSA i No Tav marciavano verso il cantiere di Chiomonte, Luigi Di Maio, in versione capo politico del M5s, rilanciava su Facebook la posizione pentastellata contro la Torino-Lione: «Noi non ci arrendiamo! Noi pensiamo al Paese, non facciamo regali a Macron». Si tratta dello stesso Di Maio, che due settimane prima a Torino, dicendo all’assemblea grillina «fermare ora la Tav costa il triplo delle energie» spianava la strada alla scelta annunciata del premier.

IL PD COGLIE LA PALLA AL BALZO e, con il responsabile infrastrutture Roberto Morassut, attacca il vicepremier: «Se Di Maio non vuole arrendersi alla Tav, come ha scritto su Facebook a caratteri cubitali, non lo deve dire su un social, ma al suo presidente del Consiglio Conte, che ha dato il consenso del governo all’opera. Le discussioni sono chiuse. Se Di Maio non è d’accordo si dimetta insieme a Toninelli e faccia cadere questo governo ridicolo».

NEL CORSO DELLA GIORNATA si sono accavallate varie dichiarazioni pentastellate contro l’opera, la cui contestazione era, negli anni della fondazione del M5s, un elemento identitario. Tutte rilasciate sui social, ben distanti da Giaglione e Chiomonte, dove il leader storico Alberto Perino ha accusato il M5s di «aver calato le brache su tutto». La ministra per il Sud Barbara Lezzi ha scritto: «Alle chiacchiere sul progresso e lo sviluppo non può crederci più nessuno. Abbiamo strade come mulattiere e ferrovie al limite della decenza, soprattutto al Sud, e si pensa alla Francia?». Per Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, «queste battaglie le dobbiamo combattere fino alla fine» perché il Tav serve solo «al partito delle grandi opere». Un commento che viene subito rilanciato dal battitore libero Alessandro Di Battista che aggiunge «la penso esattamente come lui».

L’ARROCCARSI SOCIAL dei 5 stelle innervosisce l’alleato di governo. «L’unico regalo a Macron lo hanno fatto 5 stelle e Pd votando la presidente della Commissione europea decisa a Parigi e Berlino. Chi dice No al Tav invece dice no al futuro, al progresso e al lavoro, è fuori dal mondo». Così in una nota, la Lega replica al post di Di Maio.
È UN MOMENTO DIFFICILE soprattutto per gli attivisti M5s della Val di Susa. Mercoledì si ritroveranno a Bussoleno in un’assemblea aperta per confrontarsi con popolazione, movimenti e amministratori. «Ci sono momenti in cui bisogna guardarsi negli occhi (e metterci la faccia)», scrive su Facebook la consigliera regionale valsusina Francesca Frediani.