Il voto massiccio delle periferie la portò in Campidoglio. Adesso la sindaca di Roma Virginia Raggi assieme a mezza giunta si presenta all’audizione della commissione parlamentare d’inchiesta sul «degrado delle città e delle loro periferie». Ma non c’è nessuno dei suoi compagni di partito ad ascoltarla.

Al termine di tre ore d’incontro, esce rivendicando: «La commissione conviene con noi sul fatto che una città con circa 3 milioni di residenti non può pagare servizi per 4,5 milioni di persone totali che si registrano ogni giorno. Probabilmente bisogna agire con maggiori fondi e poteri particolari».

Se è vero che Raggi ha battuto cassa e chiesto maggiori poteri, è quantomeno sfumata l’immagine di concordia con tutti i membri della commissione. «Il grado di usura delle strade richiede 50 milioni di euro l’anno per i prossimi 10 anni – dice Raggi ad esempio – Roma non li ha, anche se non avessimo il debito storico».

L’inaggirabile questione del debito, che l’amministrazione grillina non ha voluto prendere di petto vincolando fin dall’inizio la sua azione, è il culmine di una relazione fatta di piccoli interventi rivendicati e di difficoltà oggettive.

Il vicepresidente della commissione Roberto Morassut, del Pd, era assessore all’urbanistica della giunta Veltroni, colui il quale firmò il Piano regolatore. Si rallegra sarcasticamente per l’intenzione manifestata da Raggi di volere attuare quello strumento urbanistico tanto contestato proprio in periferia e definisce lo stadio di Tor di Valle «progetto spogliato di opere pubbliche». Poi attacca sui rifiuti: l’amministrazione prevede che la differenziata arrivi al 70% (dal 43) ma non contempla aumento degli investimenti né incrementi di organico. La sindaca dice di non voler rispondere sugli impianti di smaltimento: la faccenda non sarebbe all’ordine del giorno.

Fuori da palazzo San Macuto, le periferie incalzano: soltanto domenica scorsa il quadrante sudest della città è stato svegliato da roghi tossici notturni provenienti dal parco di Centocelle. La sindaca rivendica la strategia di graduale «superamento» dei campi rom e promette maggiore controllo: «Piazzeremo una quindicina di telecamere a municipio». La città vive la sua estate calda e l’amministrazione pare aver perso il rapporto con le periferie.

Nei giorni scorsi il presidio permanente indetto da Asia Usb ha sventato l’annunciata presenza xenofoba di Forza Nuova, che voleva rivendicare «la casa agli italiani» proprio a Torbellamonaca, dove un romano di origine bengalese assegnatario di casa popolare era stato pestato. Dopo giorni di silenzio, Raggi produce un tweet un po’ peloso sulle ronde contro gli ambulanti di CasaPound a Ostia: «Nessuno deve sostituirsi alle istituzioni».

Domani pomeriggio in Campidoglio si ritrova la Roma antirazzista per il presidio «Nessuno è illegale». Ci saranno anche gli ex occupanti della Casetta di via di Portonaccio, sgomberata ieri all’alba, a ricordare la partita sul patrimonio e gli spazi sociali.