Una «cagna in mezzo ai maiali». È un verso di una canzone di Francesco De Gregori. Con dispiaciuta crudezza descrive Roma penosamente accucciata. È esattamente questa la percezione che si sta consolidando. Che non riguarda più solo l’inadeguatezza del governo della città – dato sufficientemente oggettivo – bensì la preoccupante assenza di un’idea progressiva della capitale del paese, dove al merito dei singoli settori critici si aggiunge un metodo che ha di fatto archiviato la partecipazione democratica.

I fatti di piazza Indipendenza, e prima quelli di via Quintavalle a Cinecittà, fotografano lo stato di degrado delle relazioni fra il governo pubblico e i cittadini, lasciando prepotentemente emergere la cifra razzista e antidemocratica del dibattito politico attuale, tutto avvitato su alchimie pre-elettorali. Ogni soggetto istituzionale coinvolto – dal Ministero dell’interno alla prefettura, alla questura, fino al vuoto pneumatico della giunta Raggi e alla latitanza del presidente Zingaretti – ha una propria mancanza, e ciascuna concorre a disegnare un quadro non più degno di un paese civile. Dalle ingiustificate cariche della polizia, all’inadeguatezza del prefetto, all’irresponsabilità del Comune, fino al sospetto ripiegamento istituzionale della Regione Lazio.

È il paradigma del fallimento del sistema dell’accoglienza a Roma, dove la concessione dello status di rifugiato non è accompagnata da un processo inclusivo, fondato sul riconoscimento di diritti fondamentali come il lavoro e l’abitare. Ma, insieme alle questioni legate all’immigrazione, bisogna cogliere il senso pieno dell’emergenza abitativa a Roma, col suo centinaio di immobili occupati e con le liste d’attesa dei cittadini che reclamano giustamente il riconoscimento dei propri diritti, oltre a quel popolo invisibile di povericristi che si accampano negli angoli bui e dimenticati della città.

E purtroppo il degrado va ben oltre la pur gravissima emergenza abitativa. Riguarda la tenuta complessiva del tessuto strutturale della città, con il sistema della raccolta dei rifiuti allo sbando, con la rete idrica che fa acqua da tutte le parti, con il trasporto pubblico abbandonato a se stesso, in attesa che il suo cadavere sia dilaniato da qualche nuovo capitano coraggioso, in ossequio al totem della privatizzazione. E con il lavoro che manca, e che quando c’è è precario, con il sistema di protezione sociale definanziato e sensibilmente manchevole rispetto ai reali bisogni, con la programmazione culturale trascurata, con la riforma della macchina amministrativa mai iniziata, con il sistema delle partecipate sul filo di un’esangue sopravvivenza.

Non si può più restare indifferenti, a contemplare con ignavia questo declino. Bisogna reagire. Possibilmente insieme, in tanti e tante.

Riteniamo che sia giunto il momento di fare un appello alle forze civiche, democratiche e culturali della città, quelle impegnate sullo scenario politico, istituzionale e sindacale, insieme alle realtà dell’associazionismo, del terzo settore, dei movimenti, del femminismo, delle vertenze territoriali, del volontariato. Per provare a condividere un metodo di lavoro che, mai come in questa occasione, diventa anche merito e contenuto, slancio sociale e prospettiva politica. Un metodo che deve sostanziarsi in un percorso il più largo possibile, senza preclusioni né pregiudiziali, ma che si fondi sull’individuazione di proposte e soluzioni in grado di sostanziare una vera piattaforma rivendicativa, in grado di interpretare le criticità del momento, proponendo una visione che parli di comunità inclusiva, di uguaglianza e giustizia sociale. Che prefiguri una città migliore, intesa come bene comune.

Per questi motivi abbiamo voluto lanciare un primo momento di confronto e riflessione, aperto a coloro che, come noi, avvertono l’urgenza di costruire le condizioni politiche e sociali necessarie a ribaltare l’immagine di una città piegata e piagata.

L’appuntamento è giovedì 31 agosto, alle ore 16, presso la Cgil di Roma e Lazio (via Buonarroti, 51 – 2° piano).

* segretario Cgil di Roma e del Lazio