Oltre alla nutrita parte concertistica, la prima festa «Tutto il Jazz possibile» (organizzata dal R-Esistenza Jazz Collective, 15-17 settembre) ha vissuto momenti di dibattito e confronto.

Il 17 pomeriggio si è discusso di «Nuova visione e gestione della Casa del Jazz»: il presidente di MIDJ – la vocalist Ada Montellanico – ha presentato le linee guida della proposta di gestione elaborata dall’associazione nazionale dei jazzisti. Si è discusso anche di come organizzarsi, con chi schierarsi, chi delegare ad eventuali incontri… Insomma il ricorrente problema dei movimenti che vanno a confrontarsi con le istituzioni o altre strutture. Le tendenze sono apparse le seguenti: costituire un collettivo di soli musicisti nato da questa esperienza; utilizzare la forza e la risonanza dell’iniziativa per andare a trattare con l’assessore romano alla cultura, portando un proprio punto di vista; appoggiare in questa fase le iniziative dell’associazione MIDJ (che, tra l’altro, oggi terrà a Siena la sua prima assemblea nazionale). L’importante è apparso non disperdere le energie e costruire collaborazioni su parole d’ordine precise.

Nell’incontro del 16 sono stati toccati argomenti riguardanti la Siae e Soundreef, la musica dal vivo, i diritti (negati) dei musicisti, la politica per la cultura a Roma e il rapporto con il territorio. Hanno, tra gli altri, partecipato Daniela Morgia (ispiratrice della tre giorni), il giornalista Alberto Castelli, il percussionista Massimo Carrano, Marc Reynaud (del locale 28 diVino), Vittorio di Menno (Sos Musicisti), Luca Iacovella (musicista ed esperto di questioni Siae), la Montellanico, i sassofonisti Pasquale Innarella e Marco Tocilj, Claudio Romanelli e Marco De Persio (associazione Controchiave), Guido Silipo (docente di discipline manageriali), chi scrive, Paolo Cintio (Scuola Popolare di Musica di Testaccio). Questioni tante e idee numerose (da approfondire), il tutto alla luce di una metropoli come Roma in continua trasformazione ma spesso inospitale per chiunque faccia musica e arte.