Il governo lunedì sera ha annunciato di aver impugnato «le disposizioni in materia di condono edilizio, di sevizio idrico integrato e di concessioni termominerali» varate nel maxiemendamento inserito nella legge finanziaria della regione Campania: «Contrastano con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di governo del territorio». Una decisione inevitabile visto il parere negativo espresso dal ministero dell’Ambiente a fine settembre.

La norma sposta al 31 dicembre 2015 i termini per le domande di condono edilizio del 1985 e del 1994, escludendo solo le aree a inedificabilità assoluta ma lasciando mano libera nelle zone a rischio idrogeologico. Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, sottolinea in una nota il rischio «di una generalizzata sanatoria di edificazioni, la cui realizzazione non è verosimilmente stata preceduta da un accurato studio del corretto inserimento territoriale e ambientale, nonché delle loro interferenze con il reticolo idrografico esistente».

Le conseguenze possono essere molto gravi «anche in termini di possibile perdita di vite umane, nel caso in cui dette opere si trovino in prossimità di corsi d’acqua». Parole che non turbano il governatore Stefano Caldoro, in campagna elettorale per la rielezione: «La norma è stata impugnata ma non sospesa. La legge è in vigore e andiamo avanti» fino alla Corte costituzionale se necessario.

Addirittura ritiene di aver portato a casa una vittoria poiché Gabrielli ha dato parere positivo circa le norme sulle ristrutturazioni di abitazioni in zona rossa, cioè nell’area del Vesuvio. Non è dello stesso parere Anna Savarese, vicepresidente di Legambiente Campania: «Si tratta di norme in base alle quali se metto in sicurezza il tetto per le polveri laviche posso aderire al piano casa, cioè posso aumentare la volumetria dell’edificio del 20% in una zona dove, secondo noi, esiste un vincolo di inedificabilità assoluto. Il maxiemendamento porta a compimento quello che non era riuscito con il piano paesaggistico regionale, finito sul binario morto». Soddisfatto dell’impugnativa Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera.

Capitolo acqua. Caldoro è ottimista: «C’è un impegno del governo per inserire un emendamento nella legge di Stabilità o, come noi vorremmo, nello Sblocca Italia, per fronteggiare un’eccezione della Campania, dove i circa 200 impianti sono gestiti da privati. Se dovessero avere un problema, la gestione passa alla Gori, che è a maggioranza pubblica. Caldoro però non spiega che la Gori spa è al 51% divisa tra i 76 comuni dell’area sarnese-vesuviana, ma controllata dall’Acea spa di Caltagirone con il 37% delle azioni.