Per il quarto anno consecutivo la comunità ebraica romana non parteciperà alla manifestazione del 25 aprile. Ancora una volta è l’annunciata presenza nel corteo della rappresentanza palestinese a tenere lontano gli ebrei, che pure da mesi erano stati coinvolti dal comune di Roma in un lungo e faticoso dialogo con l’Associazione nazionale partigiani. Due settimane fa era stato anzi annunciato un accordo, ed era stato fatto un appello congiunto per mettere al centro della festa della Liberazione il ricordo della guerra partigiana e l’omaggio ai combattenti di allora. Un compromesso e un invito a tenere in secondo piano, cioè in coda al corteo e senza bandiere, la delegazione dei palestinesi riservando la prima fila alle insegne delle formazioni che hanno partecipato alla Liberazioni, tra le quali quella della Brigata ebraica. La volontà di riproporre un 25 aprile unitario aveva prevalso sulla necessità di sciogliere tutte le ambiguità e quando lunedì la comunità palestinese romana ha annunciato la sua presenza «con kefieh e bandiere», dedicando il 25 aprile alla liberazione dalla «criminale occupazione israeliana» e aggiungendo un appello «a tutti gli antimperialisti, antifascisti e antisionisti», la comunità ebraica è immediatamente tornata sui suoi passi.

Non era stato facile convincere la dirigenza della comunità romana a ritornare a porta San Paolo, era dovuta intervenire la presidente dell’Unione nazionale delle comunità ebraiche e la trattativa era stata seguita da vicino dall’Anpi nazionale. La presidente della comunità romana Ruth Dureghello lunedì ha intimato all’Anpi di escludere i palestinesi, ieri ha esposto a Repubblica quelle che ha definito le sue «regole di ingaggio» per la manifestazione: «Chi non ha combattuto per la Resistenza deve restare fuori». Non potendo essere accontentata, ha attaccato duramente l’Anpi: «Si è dimostrata non all’altezza di rappresentare la memoria dei partigiani». L’associazione non ha replicato, se non esprimendo «sincera sorpresa» per la rinuncia «all’unità faticosamente costruita». E insieme garantendo «il nostro impegno a che tutti i partecipanti al corteo accoglieranno con il dovuto rispetto i simboli di tutte le formazioni combattenti e partigiane, a settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione e ad ottanta anni dalla promulgazione delle leggi razziali». Riferimento chiaro ai timori della comunità per possibili contestazioni allo spezzone della Brigata ebraica. Del resto la frattura originaria risale proprio a uno scontro tra il servizio d’ordine della brigata e la delegazione palestinese durante il corteo del 25 aprile 2104.

E così oggi l’Anpi – con l’adesione dei sindacati, dell’Arci, di Libera e di tante altre associazioni, dei partiti di sinistra (non del Pd) – partirà in corteo dalla sede della regione Lazio a porta San Paolo. Mentre i rappresentanti della comunità ebraica si vedranno al mattino prima alle Fosse Ardeatine poi in via Tasso, già luogo di detenzione e tortura durante l’occupazione nazista e oggi museo storico della Liberazione. La sindaca Raggi e il presidente della Regione Zingaretti parteciperanno a queste commemorazioni e anche alla manifestazione dell’Anpi.

Ricevendo le associazioni combattentistiche al Quirinale, ieri Sergio Mattarella ha condannato i «segnali che manifestano rigurgiti di autoritarismi, negazionismi, indifferenza rispetto ai fondamentali diritti della persona umana, antisemitismo malintesi egoismi nazionali». Il presidente della Repubblica ha detto che «la Resistenza coglieva il bisogno di pace, di giustizia e di libertà. Ha ridato dignità alla nazione. Questi elementi vanno ricordati costantemente, con convinzione, anche perché le società di oggi sembrano talvolta aver attenuato gli anticorpi all’egoismo, alla violenza». Mattarella oggi sarà in Abruzzo per rendere omaggio alla memoria della Brigata Maiella. Berlusconi, in campagna elettorale in Friuli, ha fatto sapere che farà visita alle malghe di Porzus, il luogo dove nel ’45 partigiani comunisti uccisero 17 partigiani cattolici (tra i quali Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo). Salvini invece non festeggerà in alcun modo il 25 aprile, una festa «troppo rossa».