Doveva essere un 25 aprile di svolta nei rapporti tra la comunità ebraica romana e l’Associazione partigiani, ma l’annunciato ritorno degli ebrei a porta San Paolo sta per saltare. Motivo del ripensamento, ancora una volta, la partecipazione della comunità palestinese, con le sue bandiere, alla festa della Liberazione. I nodi che restavano da sciogliere quando, il 10 aprile, il comune di Roma aveva reso ufficiale la mediazione tra l’Anpi che organizza il corteo e la comunità ebraica, hanno fermato un accordo probabilmente annunciato troppo presto. La formula «manifestazione popolare che si concentri sulla storia della Resistenza e dei suoi protagonisti» secondo l’Anpi era da intendersi come prima fila del corteo a chi ha partecipato alla Liberazione, Brigata ebraica inclusa, ma nessun veto alla partecipazione. Secondo la comunità ebraica significava semplicemente che i palestinesi non erano i benvenuti. E così ieri, quando la comunità palestinese ha annunciato la sua presenza – come ogni anno – con «bandiere e kefieh», rivendicando il pieno diritto di manifestare in quanto rappresentanti di un popolo che subisce l’occupazione di Israele, la comunità ebraica ha fatto dietrofront. Chiedendo altrimenti all’Anpi una impraticabile esclusione forzata dei palestinesi dal corteo.

L’incidente spiazza completamente l’Anpi nazionale, che sperava di fare della giornata di domani il primo passo verso un’occasione di incontro tra ebrei e palestinesi a Roma. Anche l’Unione nazionale delle comunità ebraiche aveva dovuto spingere molto sulla comunità romana per farle accettare l’accordo, dopo che quattro anni fa al Colosseo c’erano stati scontri tra ebrei e palestinesi, conseguenza del tentativo del servizio d’ordine schierato a protezione della brigata ebraica di cacciare i palestinesi. Da allora i 25 aprile sono stati celebrati sempre in maniera divisa e quest’anno malgrado le speranze degli ultimi dieci giorni (frutto di quattro mesi di incontri) non farà eccezione.
«Avevamo proposto all’Anpi di sfilare accanto agli ebrei e alla Brigata ebraica, non siamo noi ad avere problemi» , dice Yousef Salman, rappresentante della comunità palestinese a Roma. In un comunicato su facebook che ha acceso la reazione degli ebrei ha scritto: «Il 25 aprile è la festa di tutti i popoli che si battono contro l’occupazione, scendiamo in piazza per festeggiare la repubblica italiana con l’augurio che anche il popolo palestinese possa festeggiare il giorno della liberazione dalla occupazione israeliana… denunciamo la politica criminale dei governanti israeliani… rilanciamo l’appello di tutti i sinceri antimperialisti, antifascisti, antisionisti a partecipare al corteo con le sciarpe, le kefieh e le bandiere palestinesi e di tutti i popoli che resistono».

L’amministrazione comunale, in particolare il vicesindaco Bergamo e l’assessore Frongia, sono intervenuti per ricordare il punto centrale dell’accordo con l’Anpi: «La manifestazione, che auspichiamo veda sfilare finalmente insieme Anpi e comunità ebraica, è dedicata alla liberazione dell’Italia dal nazi fascismo e non ad altro. Respingiamo ogni tentativo di strumentalizzazione per rivendicazioni diverse da quelle indicate dagli stessi organizzatori».
Poco dopo, l’Anpi provinciale romana ha pubblicato (sul sito dell’Anpi nazionale) un comunicato per spiegare che «le ragioni della manifestazione sono nell’appello, qualsiasi altra rivendicazione non fa parte degli obiettivi e non ci rappresenta. Così come ci aspettiamo che tutti accoglieranno con fraternità tutti i simboli delle formazioni combattentistiche e partigiane della Resistenza e della guerra di Liberazione che sfileranno con noi», avvertimento quest’ultimo a chi avesse intenzione di fischiare la bandiera della Brigata ebraica (molto simile a quella dello stato di Israele).

Non abbastanza per la comunità ebraica che parla di «provocazione» dei palestinesi e sfida l’Anpi romana: «Di fronte al primo cittadino di questa città aveva assicurato che non avrebbe accettato una presenza organizzata delle associazioni palestinesi con bandiere e simboli estranei ai temi del 25 aprile». E dunque, a questo punto, «se davvero ha a cuore la presenza della comunità ebraica deve dire a questi signori che hanno sbagliato giorno per manifestare, il 25 aprile si ricorda la Liberazione del nostro paese e va fatto esclusivamente con bandiere e vessilli inerenti alla giornata».
In serata, dietro un preoccupato silenzio, si intravede un nuovo tentativo dell’Anpi di rimediare. Anche perché senza la comunità ebraica salterebbe anche la presenza delle istituzioni in porta San Paolo.