Solo cinque mesi fa sembrava quasi impossibile pensare al festival della fiction capitolino, stretto fra tagli pesantissimi di budget (da 6 milioni di euro degli anni d’oro, agli attuali 1,6…) e mancato reperimento di risorse. Poi l’idea di affidare a Carlo Freccero la direzione artistica e la «nave» del Roma fiction fest ha ritrovato la rotta. «Non un’operazione semplice – spiega Freccero in una Casa del cinema affollata come non mai, c’è tutto il mondo della lunga serialità, operatori, registi – non ci saranno le star, non era possibile perché ogni ospite ci sarebbe costato intorno ai 50 mila euro…». Via lustrini e pailettes quindi per un festival – sottolinea l’ex direttore di Rai4: «ricco di contenuti, senza red carpet».

Freccero punta sulla sinergia, si dice convinto che il futuro passa da una commistione di generi: «Lo so di creare polemica, ma ci sono troppi festival di cinema in giro per l’Italia, si dovrebbero immaginare eventi che contemplano cinema, televisione e arte». E lo ribadisce anche nelle note scritte di suo pugno nel catalogo del Rff, la rivoluzione comincia dai ’90: «Il telefilm, come a suo tempo il cinema, fonda un proprio linguaggio e diventa un genere autonomo. Dirò di più: impone alcuni elementi come la serialità al cinema stesso. Il cinema di oggi è tutto un sequel, un prequel, un remake». Oggi – sempre secondo Freccero: «La fiction televisiva come tutte le forme di espressione nuove e ancora in fase sperimentale, è più interessante, più creativa, più stimolante della maggior parte della produzione cinematografica corrente».

Roma fiction fest (13-19 settembre, Auditorium Parco della Musica) riparte da 43 anteprime internazionali – ci sono alcuni dei titoli più interessanti della fiction Usa e europea, tra cui The American Crime, Fargo, The transparent, Trois fois Manon («una fiction francese a cui tengo molto. Un omaggio a Truffaut»), e per l’Italia: 1992, Il bosco, Ragion di Stato – per 21 paesi rappresentati. Tanta fiction autoctona, tanto che sabato si apre proprio con quella su Ambrosoli, Qualunque cosa succeda : «Non ho mai detto che la fiction italiana è pessima, la nostra ha una derivazione diversa, arriva dallo sceneggiato. E poi, rispetto agli americani, ha pochi soldi da poter investire…».

Sei le anteprime italiane in cartellone: «Ho voluto aprire con Ambrosoli, un lavoro dove è il caso di parlare di fiction civile. C’è cura in ogni dettaglio e un eccelso Pierfrancesco Favino». Certo le produzioni che arrivano d’oltre oceano sono ovviamente uno dei punti di forza del cartellone, con l’aggiunta dei fenomeni dello House of Cards voluto da Netflix, e di cui Freccero proporrà anche l’originale serie inglese da cui hanno preso spunto negli Usa, e un’anteprima, American Crime, che andrà in onda su Abc nel 2015. Nella fiction ormai: «Si racconta la realtà, è una critica spietata al nostro sistema neoliberista, alla nostra società che sta andando a sbattere al muro».

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Sei giornate zeppe di appuntamenti, ci sarà un focus sulla Turchia, una sezione dedicata ai videogame, un panel internazionale sullo stato del settore. E ancora una serata Sy-Fy con Goran Visnjic (ex di E.R.) e Utopia, serie inglese in cui si vedono le immagini di archivio di un giovane Bruno Vespa che annuncia la morte di Aldo Moro al Tg1, e la serata inglese con The Tunnel e The Fall. Il 17 saranno felici gli appassionati di True detective (su Sky Atlantic dal 3 ottobre) che verrà introdotta – in un clip video – da Bernardo Bertolucci («ho trovato molti riferimenti con la sua Strategia del ragno e gli ho chiesto di parlarne»). Sempre il 17 una serata Queer con Orange is the new look, Looking e Transparent. Il 14 infine, Fargo, gli episodi derivati dal film cult dei Coen, alla presenza della protagonista Allison Tolman.