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Roma e la questione hardcore

Roma e la questione hardcoreun live della band Concrete

Documentari Esce in dvd «Rmhc 1989-1999» di Giulio Squillacciotti sul movimento di controcultura musicale capitolino

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 6 febbraio 2015

Esce finalmente in dvd Rmhc 1989-1999 – Hardcore a Roma, film documentario che il regista Giulio Squillacciotti ha voluto dedicare a un fenomeno nato dalla passione per la musica, ma che certo non si è limitato al solo ambito musicale. La storia che il film ricostruisce è infatti quella di un vero e proprio movimento di controcultura, in grado di coinvolgere decine di ragazzi che imbattendosi nell’hardcore hanno incontrato, più di tutto, un punto di riferimento in cui riconoscersi. Ragazzi poco più che adolescenti, alle prese con i primi strumenti musicali, che si buttano sul palco a suonare pezzi dagli accordi semplici ma dal sicuro impatto. Il resto lo fanno l’entusiasmo, il bisogno di appartenenza, la voglia di trovarsi assieme e lanciarsi nel pogo selvaggio.ù

Il primo gruppo hardcore capitolino sono gli High Circle, che cominciano a suonare attorno al 1984. Il formarsi di una vera e propria scena hardcore romana che si rifà in modo chiaro agli stilemi statunitensi risale però alla fine del decennio. In pochi anni nascono realtà come Concrete, Growing Concern, Redemption, Block of Flats, che gireranno l’Italia e l’Europa a suon di concerti. Il film parte dalle testimonianze dei protagonisti di quegli anni, che il regista ha messo insieme in più di un lustro, raccogliendo interviste e materiali d’archivio (oltre a dischi, fanzine, magliette). L’editing ha richiesto altri due anni di lavoro, «in cui mi ha aiutato Alessandro Giordani, a tutti gli effetti co-autore del doc poiché in realtà la scrittura del film è stata ultimata in fase di montaggio e lui è stato bravo a rendere tutto il materiale omogeneo».

Fare hardcore voleva dire, soprattutto, suonare dal vivo. E trovare spazi dove organizzare concerti era un problema in un periodo in cui ancora non esisteva la quantità di club e locali che si incontra oggi. La risposta era spesso organizzarsi da sé, magari suonare in qualche posto occupato. Nasce in questi anni un legame controverso con i primi centri sociali romani, dal Forte Prenestino al Blitz di Colli Aniene, al Breakout di Primavalle. Spazi in cui suonare e di cui si condividono orientamenti generali, ma da cui il movimento hardcore cerca un’autonomia e uno sviluppo proprio.

Ambivalente è anche il rapporto con gli straight edge (che rifiutavano l’uso di alcol e droghe), stile di vita non accettato da molti e cui il tipico sfottò romano spesso fa da controcanto. Il disincanto, la capacità di non prendersi troppo sul serio, sono caratteristiche di un fenomeno che nella capitale assume peculiarità uniche. La presenza di dissidi e incomprensioni, tuttavia, con il passare degli anni porta alla rottura di un movimento che più si allarga e più si disgrega, dividendosi in fazioni. «Restano molte cose tuttavia» osserva Scquillacciotti, «e la cosa più bella di quella scena è che ti insegnava a fare le cose, a prenderti responsabilità. Io ho imparato a portare avanti le mie idee, nonostante tutto. Autorganizzarsi e imparare da soli. Stare in un posto, col proprio corpo, magari a pogare. Penso che questa sia la cosa più politica che ci sia».

Il film, prodotto da Championship Films e Digital Room, vede la partecipazione di Gipsy Rufina (ex Redemption) alla colonna sonora. Tra le chicche del film c’è l’intervista a Sammy Siegler degli Youth of Today, band di New York simbolo del movimento straight edge. Ricorda con soddisfazione le prime tourneé europee, la vitalità di un ambiente musicale che vedeva anche nell città eterna la presenza di realtà degne di nota.

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