Dopo mesi di crociate «contro il degrado» e «per il decoro» che ha coinvolto vip, blog, social network, gruppi intformali e sindaci come Ignazio Marino che prima ha cavalcato l’onda per poi esserne travolto, ieri a Roma è stata recuperata una porzione di pensiero critico.
Il sito «Dinamo Press» ha promosso un’iniziativa che ha permesso di aprire un varco nella cortina di ferro dove « tutti siamo arruolati d’ufficio, da una parte all’altra della barricata. O sei guardia o sei ladro, sei portatore di degrado oppure difensore del decoro». Nel pomeriggio è stata organizzata una «passeggiata psicogeografica» nei luoghi della nuova speculazione urbana che molti chiamano «gentrification».

L’architetto Antonello Sotgia ha raccontato le origini strutturali di quello che viene comunemente definito «degrado» tra l’isola pedonale del quartiere del Pigneto e San Lorenzo. All’origine c’è la speculazione urbana, favorita da «grandi eventi» come i mondiali di calcio di «Italia 90» che avviò il ridisegno della città dove le relazioni sociali sono state spolpate dalla liberalizzazione delle licenze commerciali, dall’aumento degli affitti, dalla privatizzazione immobiliare, dalla normalizzazione degli spazi politici indipendenti e dall’emergenza abitativa.

L’iniziativa contro il decoro è proseguita con un incontro su «città tra polizia e pulizia» tenutosi al Cinema Palazzo tra studiosi come Alessandro De Giorgi e Tamar Pitch (autrice di un fondamentale libro nel 2013: Contro il decoro), Andrea Natella, Christian Raimo, Giuliano Santoro e Enzo Scandurra. Gli scrittori Duka e Marco Philopat hanno rivisitato l’ideologia del decoro tra Roma e Milano in uno «slam reading». Un concerto con l’ironico titolo di «Music against decency» si è svolto in serata all’atelier Esc.

«Da quando i sindaci vengono eletti direttamente, il loro protagonismo si esplica attraverso ordinanze volte a “ripulire” la città in nome del “decoro”» – ha scritto Tamar Pitch. Una pratica che si trasforma in una caccia ai «portatori di contagio che si identificano nei rom, nei mendicanti, negli irregolari, nelle prostitute» e, più in generale, in uno stato di emergenza dove le paure e l’insicurezza personale si mescolano con problemi reali creando una bomba mediatica che favorisce opzioni autoritarie. «Non è un caso se il prefetto Tronca, appena insediato alla guida di Roma, la prima cosa che ha detto è di ristabilire il “decoro” nella città – afferma il giornalista Giuliano Santoro, autore con Maysa Moroni e Andrea Natella di un intervento significativo sulla rivista Letteraria e anticipato in parte su Dinamopress “Il nemico della città” -il discorso sul decoro si è riappropriato dei beni comuni e della partecipazione, parole d’ordine dei movimenti, per governare la città e riassorbire le loro istanze di trasformazione in una strategia gestita dall’alto».