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Roma, all’Umberto I arriva un centro anti-violenza

Roma, all’Umberto I arriva un centro anti-violenza

Roma Le studentesse della Sapienza sono vicine alla vittoria per l’apertura di un centro antiviolenza dentro il Policlinico Umberto I. «L’ospedale è un riflesso della società e come tale in ogni […]

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 24 novembre 2023

Le studentesse della Sapienza sono vicine alla vittoria per l’apertura di un centro antiviolenza dentro il Policlinico Umberto I. «L’ospedale è un riflesso della società e come tale in ogni angolo si palesa una perpetuazione di violenza» racconta Olivia del collettivo di medicina durante il presidio che si è tenuto ieri a Roma e che ha raccolto un centinaio di persone.

La mobilitazione è nata nell’autunno del 2022 quando una tirocinante di infermieristica è stata vittima di una violenza da parte di un medico ordinario. L’uomo era stato già segnalato, ma è stato solo spostato di reparto. «Da lì è nato un presidio spontaneo» racconta Olivia e quello che si è tenuto oggi è il culmine di una mobilitazione di mesi e che ha portato ad un confronto con la dirigenza «già la prossima settimana sono previsti un tavolo e una visita al Cav dell’Università Roma Tre».

Lì infatti la Casa delle donne Lucha y Siesta gestisce un Cav che nella sua funzionalità potrebbe gettare le basi per la costruzione di quello dentro l’Umberto I. A breve si dovrebbe aprire un bando per l’istituzione di un Cav che, sottolineano le attiviste, «deve essere vinto da una realtà transfemminista così da avere gli strumenti politici per combattere la violenza di genere».

«Le tirocinanti – spiega Olivia – devono fare molte ore per raggiungere la laurea e rimangono nella struttura anche quando scende il buio, ma non ci sono abbastanza luci dentro la struttura ed è enorme: abbiamo paura». Le richieste delle studentesse infatti non si fermano all’istituzione del Cav ma allargano lo sguardo ai diversi elementi con cui si perpetra la disparità di genere, di cui la violenza nella sua forma più cruda è solo il punto di arrivo finale. «Vogliamo anche dei questionari dopo i tirocini per valutare l’operato dei tutor, una formazione transfemminista per il personale sanitario e i docenti e informazioni sugli strumenti a cui si ha diritto in caso di prevaricazione o violenza» spiega Olivia. 

Il risultato dopo il presidio di ieri è la disponibilità che ha palesato l’ospedale di aprire un bando per l’istituzione di un Cav che, sottolineano le attiviste, «deve essere vinto da una realtà transfemminista così da essere inclusiva ma che soprattutto abbia gli strumenti politici per combattere realmente la violenza di genere».

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