Dopo una infinita telenovela, costellata dalla sempre più vana attesa di Godot-Zingaretti, e consumato definitivamente lo strappo con Carlo Calenda, il centrosinistra romano si avvia alla sfida delle primarie del 20 giugno. Che vedranno come principali candidati due Pd: l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la senatrice e paladina dei diritti civili Monica Cirinnà.

ENTRAMBI DEVONO ANCORA ufficializzare la corsa, attendono che stasera il tavolo della coalizione definisca le regole. Ma soprattutto l’attesa è concentrata sull’incontro di oggi tra Enrico Letta e i vertici del Pd romano. Non è un mistero che il leader del Pd- alla luce dei sondaggi- stia proseguendo con un pressing su Zingaretti per convincerlo a correre per il Campidoglio.

Ma questa prospettiva si allontana di ora in ora. E cresce appunto l’ipotesi di una sfida a più voci, con Gualtieri, Cirinnà, e gli altri che da tempo si sono candidati: il presidente del III municipio Giovanni Caudo, il consigliere regionale Paolo Ciani e Tobia Zevi.

LA BATTAGLIA OGGI sarà sulle regole: le bozze del regolamento dicono che ogni candidato dovrà raccogliere tra le 2 e le 3mila firme in almeno dieci municipi di Roma. E che le primarie saranno in parte in presenza coi gazebo, in parte online ma con preregistrazione 5 giorni prima del voto sulla piattaforma «Partecipa», messa a punto dal Pd. Ci saranno anche paletti per evitare l’infiltrazione di voti guidati da esponenti di forze politiche avversarie.

GUALTIERI PARTE COME favorito, senza dubbi. Ma Cirinnà, che aveva dato la sua disponibilità già mesi fa, è molto agguerrita: «Le primarie non avrebbero senso senza la partecipazione di una donna, con radici, consenso e storia in questa città», spiega al manifesto. «E io credo di avere queste caratteristiche».

Lei non ha ancora sciolto la riserva, ma ribadisce che farebbe un reale passo indietro solo di fronte a una candidatura di Zingaretti «che ha la mia stessa storia politica». Con tutti gli altri esponenti dem sarebbe pronta alla sfida, anche per allargare le primarie fuori dal bacino stretto dei partiti, puntando al voto di opinione.

Con lei è pronta a schierarsi una fetta di sinistra fuori dal Pd, a partire dal movimento «Liberare Roma» guidato da Massimiliano Smeriglio e dal presidente dell’VIII municipio Amedeo Ciaccheri. «Monica è una candidata di sinistra, ecologista e femminista, un identikit perfetto per la nostra sensibilità politica», spiegano fonti di Liberare Roma.

L’EX MINISTRO DELL’ECONOMIA dovrebbe ufficializzare la sua corsa domani, dopo aver consumato i passaggi con Letta e con il tavolo della coalizione romana. Lui non conferma, al Nazareno ripetono che «su Roma non è stata ancora presa una decisione». Pesano i dubbi sulla capacità di Gualtieri di farsi largo nelle periferie, in un elettorato popolare che lo conosce poco. Il timore è che non riesca a sfondare, e allo stesso tempo patisca la concorrenza di Calenda nei quartieri più benestanti del centro e dintorni.

Nel marzo 2020 ha già vinto nel collegio di Roma, per il seggio della Camera lasciato vacante da Paolo Gentiloni: 62% contro il 26% del centrodestra e il 4% del M5S. Ma alle urne – complice il Covid in arrivo- andò circa il 18% degli aventi diritto.

A DESTRA LA SITUAZIONE è decisamente peggiore. Guido Bertolaso ha chiuso la partita: «Si cerchino qualcun’altro». Le tensioni tra Salvini e Meloni complicano la ricerca di un candidato, tanto che ieri è spuntato il nome dell’ex M5S Emilio Carelli. «Se arrivasse un’offerta la prenderei in considerazione», spiega lui, lusingato. Ma Maurizio Gasparri chiude la porta: «Non sarà il nostro candidato».

PIÙ PROBABILE CHE alla fine un’intesa si trovi su un esterno, come la giudice minorile Simonetta Matone, fresca di nomina come consigliere della rettrice della Sapienza. Piace molto a Meloni, ma anche a Salvini. E si è distinta in passato per gli attacchi ai diritti Lgbt e, in particolare, alla legge Cirinnà sulle unioni civili.

Proprio loro due potrebbero sfidarsi nel caso di vittoria di Cirinnà alle primarie. Una sfida tutta al femminile con la sindaca Virginia Raggi. Con Calenda come quarto incomodo.