Quando mancano ormai cinque giorni al voto Gianni Alemanno sceglie di giocarsi la rielezione a sindaco di Roma sulla paura. Come nel 2008 quando, proprio cavalcando il tema della sicurezza, riuscì a strappare il Campidoglio, ma non è detto che il gioco gli riesca anche questa volta. Ieri il sindaco uscente ha comunque deciso di provarci e nel tentativo di recuperare i quasi 13 punti di distacco che lo separano dal Ignazio Marino è tornato ad agitare lo spauracchio di presunti nomadi pronti a invadere Roma. Ignazio Marino «vuole realizzare più campi nomadi nella nostra città, aprendo così le porte a ondate migratorie irregolari che sono l’anticamera dell’illegalità», ha detto Alemanno per il quale il candidato del centrosinistra «vorrà realizzare campi nomadi ogni 200 metri».

In realtà il chirurgo ha spiegato di avere ben altre intenzioni. Come, ad esempio, mettere fine alla politica messa in atto della giunta di centrodestra che per anni si è limitata solo a sgomberare un campo dietro l’altro senza trovare sistemazioni alternative. Il risultato è stato che intere famiglie con bambini al seguito, cacciate da un posto vagavano per la città fino a quando non trovavano un nuovo posto dove sistemarsi. In attesa spesso di essere di nuovo sgomberate da Alemanno. Proprio quello che il chirurgo del Pd dice di voler evitare in futuro. «L’obiettivo è quello di poter dare campi attrezzati dove le persone possano vivere con dignità», ha spiegato ieri Marino. «Non si può fare come Alemanno che ha spostato da un campo all’altro i gruppi rom».

Archiviata definitivamente ogni possibilità di apparentamento per entrambi i candidati, uno dei punti su cui si punta l’attenzione sarà la composizione delle future giunte. Da parte sua Alemanno ha già indicato in Luciano Ciocchetti (Udc) il suo vicesindaco e annunciato un city board di 18 personalità che lo affiancherà in caso di vittoria e di cui fanno parte, tra gli altri, Paolo Portoghesi, Carlo Ripa di Meana, Giorgio Albertazzi e Fernando Aiuti.

Marino ha scelto invece di proseguire sulla strada della «giunta del sindaco», preferendo evitare le indicazioni che gli arrivano dai partiti. Una scelta pericolosa, perché rischia di creare non pochi malumori dentro il Pd. Del resto proprio sulla sua autonomia dal partito di Epifani il chirurgo ha basato la sua campagna elettorale. «Abbiamo una squadra straordinaria, raddoppieremo le donne, c’è voglia di cambiare», ha confermato ieri, pur senza sbilanciarsi in eventuali nomi. «Il criterio di scelta non sarà quello dell’indicazione dei partiti, ma quello del merito – ha proseguito -. Sto raccogliendo curricula, anzi chiedo alle persone particolarmente preparate nelle aree strategiche come mobilità, bilancio, sport, sussidiarietà e famiglia di inviare il proprio curriculum perché dobbiamo scegliere le persone migliori». E sulle consulenze esterne, la promessa di ridurle al minimo. «Solo se tra i 25mila dipendenti del Comune non si troverà quella competenza specifica per un settore. Ma questo mi sembra molto difficile».

C’è infine il voto cattolico. Sabato attraverso l’Avvenire alcune associazioni cattoliche hanno rivolto ai due candidati una serie di domande su vita, famiglia e scuola. Alemanno si è affrettato a rispondere. Marino, accusato dal suo rivale di volersi sottrarre al confronto, lo ha fatto ieri. Sulle scuole private ha annunciato di non voler aumentare ma neanche ridurre le risorse. «Pubblico e privato possono convivere, ma nel primo caso serve però un investimento importante». Sui diritti ha invece garantito l’istituzione di un registro sulle unioni civili, promettendo anche «un fondo blindato per la disabilità». E, infine, testamento biologico e fine vita: «Sono d’accordo con la Chiesa cattolica – ha spiegato -: una libera scelta che permetta a una persona o a un credente di non sottoporsi a ulteriori cure e di ritornare alla casa del Padre». «Credo – ha concluso Marino – di non avere bisogno di patenti di cattolicesimo da parte di Alemanno».