Da troppo tempo sentono crescere intorno a loro un clima ostile, per non dire violento. Lo avvertono ogni volta che accendono la televisione nel vedersi descritti quasi sempre e solo come gente che vive in campi pieni di immondizia e con i topi che scorrazzano tra le gambe dei bambini. Un’immagine che poi finisce col ripercuotersi inevitabilmente nei discorsi della gente e, cosa ben peggiore, in quelli dei politici. «Sembra di essere tornati ai tempi del fascismo, quando discorsi razzisti come quelli che si sentono oggi portarono poi al varo delle leggi razziali» dice con tono preoccupato Davide Casadio, il presidente dell’Associazione Sinti italiani in viaggio. Un clima che fa ancora più paura da quando la Lega ha fatto di rom e sinti uno dei suoi obiettivi principali, tanto che Matteo Salvini ha promesso di abbattere i campi rom il giorno in cui governerà il Carroccio.
Per mettere fine a questo clima, ma anche per spiegare che «non tutti viviamo nei campi e comunque se anche ci vivi non vuol dire automaticamente che rubi», i rom e i sinti italiani hanno deciso di ribellarsi indicendo per sabato prossimo, 16 maggio, una manifestazione nazionale a Bologna. La data prescelta non è casuale. Il 16 maggio del 1944 i quattromila rom e sinti imprigionati ad Auschwitz si ribellarono ai nazisti venuti a prenderli per ucciderli. Non solo gli uomini, ma anche le donne e bambini si difesero disperatamente a colpi di pietra riuscendo a respingere i loro aguzzini. La rivolta durò più di due mesi, fino al 4 agosto quando, dopo aver affamato le loro vittime, i nazisti riuscirono a ucciderne 2.897. «Oggi c’è il rischio di un nuovo Olocausto se in Europa dovesse andare al potere l’estrema destra», ha avvertito nei giorni scorsi Casadio. «Salvini ha violato palesemente tutte le leggi comunitarie che impediscono a un politico di alimentare odio e aizzare la gente ad agire in modo violento contro una specifica comunità, creando un clima da pogrom».
Da cancellare, oltre ai toni violenti delle destre, ci sono anche una marea di luoghi comuni. A partire da quelli secondo cui sarebbero proprio rom e sinti a voler vivere nei campi. Come spesso accade, la realtà è molto diversa. In Italia risiedono 180 mila rom e sinti ma solo 40 mila di loro vivono nei campi e non è detto che sia una scelta. Tutti gli altri hanno un alloggio, mandano i figli a scuola, lavorano. La metà di loro è cittadino italiano, nella maggior parte dei casi integrato o comunque che cerca di esserlo.
Chi invece vive nei campi paga per tutti, specie se si tratta di bambini. Secondo un rapporto dell’Associazione 21 Luglio 1 su 5 tra quanti crescono negli insediamenti non andrà mai a scuola, solo l’1% frequenterà la scuola superiore mentre quasi nessuno entrerà mai in un’aula universitaria. «Ogni giorno si registrano 1,5 discorsi di odio antizigani, e l’87% è riconducibile a esponenti politici», denuncia sempre l’associazione.
La Lega ha già definito la manifestazione di sabato «una provocazione» e presentato un disegno di legge regionale che istituisce un fondo, già ribattezzato «fondo ruspe», per lo «smantellamento dei campi rom». Da parte sua Forza Italia ha indetto invece un sit in nel pomeriggio». Non tutti, però, la pensano così. Al corteo, che prenderà avvio da via Gobetti, parteciperanno le comunità sinti e rom provenienti da tutta Italia (sono previste tra le due e le tremila persone) ma hanno assicurato la loro presenza anche esponenti di Pd, Sel e Radicali, mentre il presidente del commissione Diritti umani di palazzo Madama, Luigi Manconi, rappresenterà il presidente del Senato Piero Grasso. «Anche noi abbiamo contribuito a costruire l’Italia», ricorda Casadio. «Rom e sinti hanno partecipato alla Resistenza e sono morti per liberare l’Italia dal nazifacismo. Eppure non c’è nemmeno un giorno della memoria per le vittime sinti e rom dell’Olocausto, quello che nella lingua sinta chiamiamo ubaro merope, la grande uccisione. Sabato sfileremo tutti con dei giubbini gialli per fare capire che siamo rimasti esclusi dalla società».