Il Covid-19 ha sollevato Donal Trump dal rischio di un incontro faccia a faccia, nei corridoi del Palazzo di Vetro, con il presidente iraniano Hassan Rohani. Anche lui ha parlato ieri all’Assemblea generale delle Nazioni unite, in video, molto dopo il presidente Usa e a 24 ore di distanza dall’ennesima pioggia di sanzioni statunitensi, appuntamento ormai consueto tanto più con le presidenziali americane a un tiro di schioppo: ha chiesto al mondo di resistere al bullismo marchio di fabbrica trumpiano.

Le nuove sanzioni, rese note lunedì dal segretario di Stato Mike Pompeo, colpiscono 27 cittadini ed enti iraniani (tra l’intera Organizzazione per l’Energia atomica iraniana) e chiunque venda armi convenzionali a Teheran, vendite che le Nazioni unite hanno «legalizzato» a partire dal prossimo ottobre.

Stavolta, però, l’amministrazione Usa si è spinta un po’ più in là, rivolgendosi direttamente all’Onu per chiedere l’imposizione dell’embargo contro la Repubblica islamica e soprattutto all’Unione europea perché segua l’esempio di Washington: non solo rispettare le sanzioni, ma metterle in pratica. Trump finge di non vedere che i paesi europei (firmatari dell’accordo sul nucleare del 2015) quelle sanzioni non le mandano giù e cercano – con estenuante lentezza – di fermarle, per salvare i miliardi di euro in accordi commerciali rimasti a decantare da anni.

In una nota congiunta Francia, Germania e Regno unito hanno ribadito che un ordine esecutivo interno non può avere effetti legali internazionali. La stessa Onu ha ricordato alla Casa bianca che decisioni simili – l’embargo, le sanzioni – non spettano all’amministrazione Usa. Se ne faccia una ragione.

Poco importa, Trump balla da solo e i suoi obiettivi li ottiene comunque: la contrarietà di Onu e Ue non gli ha impedito di imporre un nuovo isolamento agli iraniani. E insiste: il 29 e il 30 settembre Pompeo arriva in Europa per convincerla di quanto la pax americana sia conveniente, la pace che prevede la guerra – non necessariamente militare – contro i nemici del trumpismo, che si tratti di Pechino o di Teheran.

Il segretario di Stato farà visita anche a papa Francesco per «dissuaderlo» dall’amicizia con la Cina, per poi chiedere/imporre al governo italiano, riporta il South China Morning, di non intrattenere rapporti commerciali con Pechino, dal 5G alla Via della Seta.