Un bambino di tre anni che giocava con il forno ha accidentalmente dato origine al più micidiale incendio che New York ha visto negli ultimi 25 anni.

L’INCIDENTE È AVVENUTO al primo di un edificio di cinque piani del Bronx, uccidendo dodici persone, tra cui cinque bambini. «È la peggiore tragedia dovuta ad un incendio mai vista in questa città», ha detto a caldo durante la prima di una serie di conferenze stampa il sindaco Bill de Blasio, che ha immediatamente raggiunto il luogo dell’incendio.

Un dramma «inenarrabile» lo ha definito il sindaco, mentre il capo dei vigili del fuoco, Daniel P. Nigro è entrato nei dettagli della dinamica dell’incendio. Le vittime sono state causate sia dalle fiamme che dal fumo denso: una donna, Karen Stewart-Francis di 37 anni, le sue due figlie di 2 e 7 anni, e una nipote di 19 anni parte di una famiglia giamaicana di 13 persone che viveva nell’edificio, sono state le prime vittime annunciate con la voce rotta da Nigro; solo una dozzina di persone sono sopravvissute all’incendio dopo essere state salvate; alcuni sono fuggiti o si sono salvati dalle scale di sicurezza, ha continuato Nigro.

L’EDIFICIO che è andato a fuoco si trovava vicino alla Zoo del Bronx, una delle principali attrazioni turistiche di New York, poco lontano dall’unica vera Little Italy rimasta a New York. Il Bronx è un quartiere strano, un po’ isolato dal resto della città, profondamente newyorchese, con radici solide non contaminate dalle ondate di diverse mode, dove gli hipster non sono arrivati e non ci sono bar che vendono cappuccini alla soia a 7 dollari; è un quartiere vasto con molte zone residenziali lontane dagli scenari violenti dei «guerrieri della notte»; zone, dove vivono i meno ricchi e dove la gentrificazione non arriva.

«IN QUESTA PORZIONE del Bronx – spiega Pedro Odile, 36 anni, personal trainer, che abita in quella zona – vivono prevalentemente nativi newyorchesi per lo più afroamericani, poi latinos e immigrati africani o caraibici. Non era un palazzo di ricchi anche se non si tratta di nuclei sotto il livello di povertà. Di sicuro non è una zona dove vanno a vivere immigrati europei. Non ci sono bei palazzi, non è la zona delle scuole private del Bronx, che vengono sempre citate per spiegare che qui ci sono belle zone. Sempre poco lontano da qua negli anni ‘90 c’è stato il peggior incendio in città di sempre, in un centro ricreativo, quasi 90 morti, poi nel 2007 un altro incendio con una decina di morti, sempre in Bronx. Gli incendi infernali sembra accadano solo qui».

IL PROBLEMA è che gli incendi è più facile che divampino in quartieri non ricchi, in palazzi non a norma. Così come sta accadendo in un altro quartiere non modaiolo di New York, Staten Island, dove sta morendo Erica Gardner, a causa di un attacco cardiaco che l’ha colpita a 28 anni. È la figlia di Eric Garner, afroamericano ucciso dalla Nypd nel 2014 perché vendeva illegalmente sigarette, strangolato mentre continuava a ripetere «I can’t breathe», «Non riesco a respirare». Erica è diventata una militante di Black Lives Matter e un’attivista sostenitrice di Sanders.

ERICA, COME IL PADRE, soffriva d’asma, aveva problemi cardiaci e, a causa economica, un accesso limitato alle risorse sanitarie. È stata dichiarata cerebralmente morta dopo essere stata ricoverata a causa di un attacco cardiaco che a meno di 30 anni, più facilmente colpisce afroamericani in sovrappeso, come Erica, senza un’adeguata cultura del cibo, dell’esercizio fisico e, anche in questo caso, non per incuria incolpevole ma per una serie di ragioni sociali ed economiche che si intrecciano con l’inespressa e legale segregazione razziale ed economica di cui parla il candidato sostenuto da Erica Garner, Bernie Sanders, l’unico ad aver parlato di lei in questi giorni. «I miei pensieri sono con Erica, i suoi familiari e i suoi amici – ha twittato Sanders – nella speranza che abbia una piena guarigione e si riunisca alla lotta per la giustizia il prima possibile».