Pare esista un link, una connessione della quale si vociferava da giorni, tra due casi di violenza alla periferia sud est di Roma. Da una parte la strage di Centocelle, quando tre sorelle morirono bruciate a causa di un ordigno incendiario lanciato contro il furgone che ospitava la loro famiglia, dall’altra la morte di Zhang Yao, investita da un treno mentre inseguiva i suoi scippatori. Il trait d’union sarebbe costituito da Serif Seferovic, ventenne di etnia rom fermato ieri a Torino perché sospettato di aver incendiato il camper in cui il 10 maggio scorso morirono Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic. Seferovic era già stato fermato per lo scippo ai danni della studentessa cinese morta il 5 dicembre scorso dopo essere stata travolta da vicino alla stazione di Tor Sapienza, nei pressi dell’ufficio immigrazione dove si era recata, mentre cercava di recuperare la borsa che le era stata appena rubata.

Seferovic era residente nel campo rom di via Salviati, baraccopoli non riconosciuta e più volte sgomberata ai margini del quartiere Collatino. Dopo l’arresto legato ai fatti di dicembre, aveva patteggiato una condanna a due anni di reclusione e scontato un periodo di detenzione ai domiciliari.

Dapprima si parlò di un coinvolgimento in qualità di informatore del capofamiglia Halilovic, che avrebbe consentito di far arrestare Seferovic dopo lo scippo e il clamore che causò la morte della ragazza. Ma la ricostruzione che viene fornita dagli inquirenti pare diversa: all’origine del gesto ci sarebbero «dissidi» tra Romano Halilovic, il padre delle tre sorelle, e alcuni esponenti della famiglia Seferovic. Serif è accusato di omicidio per la morte delle tre sorelle, tentato omicidio plurimo, detenzione, porto e utilizzo d’arma da guerra e incendio doloso. Il rogo era stato preceduto da altri episodi incendiari e altri scontri tra le diverse famiglie. E pochi giorni prima della strage di Centocelle, la famiglia Seferovic aveva abbandonato il campo nomadi di via Salviati, pare proprio a causa degli scontri con gli Halilovic, i quali si erano trasferiti nel parcheggio del centro commerciale dove sono stati attaccati. Pare che il ventenne utilizzasse un furgone con le stesse caratteristiche di quello visto sulla scena del delitto e utilizzato dagli autori del rogo. Per di più, Seferovic sarebbe riconoscibile nelle immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso che controllavano il parcheggio e inchiodato da alcune testimonianze.

Gli agenti sono arrivati a Seferovic soltanto dopo tre settimane, seguendo gli spostamenti della sua compagna, che si trovava in Sardegna. Proprio ieri la donna è stata vista salire prima su un traghetto per Genova e poi, nella mattinata di ieri, prendere un treno, verso Torino, dove vivono alcuni parenti della famiglia Seferovic. Proprio alla stazione Lingotto ha incontrato l’uomo che era ricercato da settimane e che non ha opposto alcuna resistenza. Proseguono invece le indagini per risalire a probabili complici, da subito si disse che ci sarebbe almeno un’altra persona coinvolta nella strage.

La notizia del fermo di Seferovic giunge all’indomani del controverso piano di superamento dei campi rom annunciato dalla sindaca Virginia Raggi. Della questione si è occupato ieri Beppe Grillo. «Quella dei campi rom era una questione che nessuno aveva mai chiuso – ha scritto Grillo dal suo blog – forse neppure affrontato, ma sulla quale tanti (troppi) hanno magnato. Da adesso si inizia a chiuderli, per sempre. E i soldi per farlo ce li facciamo dare dall’Unione europea, nessun costo extra per i romani. Un capolavoro».

E di fronte alle accuse della Lega, il capogruppo al senato del Movimento 5 Stelle Carlo Martelli attacca: «Salvini e Meloni, la Lega e An (oggi Fratelli d’Italia) al governo finanziarono con 60 milioni di euro i campi nomadi inclusi quelli di Mafia Capitale. Con il provvedimento della giunta Raggi non c’è nessuna casa regalata ai Rom che avranno stessi doveri e diritti dei cittadini italiani e il piano Raggi oltre al superamento del sistema campi (e relativi finanziamenti e ruberie di denaro pubblico) prevede protocolli siglati con Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate per garantire controlli e massimo rispetto della legalità».