«Longo non c’è più ma nulla di nuovo quaggiù?», vergano su uno striscione gli attivisti. Che ad un anno dall’occupazione del nosocomio continuano a chiedere sanità pubblica e per tutti. Invano. Benvenuti a Cariati dove una volta era attivo l’ospedale e ora non più. Una popolazione di 99.321 abitanti che non vien coperta da alcun presidio nel tempo di percorrenza di 50 minuti. Una sessantina di comuni lasciati soli, abbandonati a se stessi, in balia del destino. Senza prestazioni sanitarie, senza livelli minimi di assistenza.

È UN BASSO JONIO cosentino che più basso non si può. Colpa di una classe politica inadeguata ai bisogni e insensibile alle sofferenze. Un anno fa, di questi tempi, c’era la sceneggiata di Calabria: «AAA cercasi commissario straordinario alla sanità». Alla fine il commissario fu pure trovato. Aveva pure la fama di «superpoliziotto». Era Guido Longo, già prefetto a Vibo e questore a Palermo. Che dopo dieci mesi soporiferi se ne è andato via sbattendo la porta. Al suo posto il governo Draghi ha nominato il nuovo presidente regionale Roberto Occhiuto. Il prefetto Longo se l’è presa a male. S’è detto costernato per le modalità della sua epurazione. Si sarebbe atteso una telefonata dal ministro Speranza o persino dal premier. E invece niente. Ha fatto le valigie e se ne è andato.

E a Cariati, malgrado le promesse, l’ospedale è rimasto chiuso.
L’ultimo presidente ad assumere le vesti di plenipotenziario della sanità fu Peppe Scopelliti. Un cognome che a queste latitudini, a metà strada tra Crotone e Cosenza, devi pronunciare sottovoce. Fu lui il presidente-commissario che avviò il “Piano di rientro”. Dal governo centrale arrivò l’ordine di risanare il buco nel bilancio. Tra gli ospedali soppressi c’è anche questo, il “Vittorio Cosentino” di Cariati. Era l’unico che aveva i conti a posto. Adesso riposa moribondo sulla via principale della marina. È in perfette condizioni. Ma è serrato.

L’EDIFICIO DA 13MILA metri, 150 posti letto attivabili subito, vanta persino un laboratorio d’analisi, funzionante ma non operativo per mancanza di personale. Tornerebbe utile in piena emergenza pandemica. Di quel che un tempo fu l’ospedale di Cariati rimane in piedi solo la facciata. È il «Punto di primo intervento», in realtà un centro di smistamento per 12mila accessi annui. Così, lungo questo tratto della fascia jonica, decine di migliaia di abitanti sono senza cure. Ogni 1000 persone il numero dei posti letto è 0,98, contro i tre della media nazionale. Tra Policoro, in Basilicata, e Crotone, 60 chilometri a sud, l’unico nosocomio aperto sarebbe quello di Rossano, che comunque dista 40 tortuosi chilometri.

«NON CI FERMEREMO, qui la gente continua a morire e a non potersi curare. Ora alla guida della sanità abbiamo un commissario calabrese, il presidente Occhiuto. Potrebbe essere la volta buona. La politica faccia la sua parte, non stiamo chiedendo la luna, ma un presidio salvavita per la gestione dell’urgenza, con un pronto soccorso e almeno trenta posti letto». È il lamento intriso di speranza che si leva ancora una volta dai cittadini jonici. Esattamente come un anno fa. Gli obiettivi sono gli stessi, ma la determinazione è maggiore rispetto a quel 19 novembre 2020. Quando, caso unico in Italia, fu occupato un ospedale. Ad organizzare la mobilitazione, il movimento Le Lampare e il comitato Uniti nella Speranza che hanno condotto per otto mesi l’occupazione. E han riaperto una partita che sembrava chiusa.

OGGI SI REPLICA a Cosenza con una manifestazione in piazza Kennedy per la sanità pubblica e contro le politiche del governo Draghi. «Queste iniziative sono importantissime – spiega il neoconsigliere regionale Ferdinando Laghi (Polo civico) – in un momento in cui la sanità pubblica è in fase di riorganizzazione. Occorrono scelte che garantiscano a Cariati e al suo hinterland il diritto alla salute. Qui c’è una struttura bellissima e funzionale. Non è accettabile che rimanga inutilizzata». E in soccorso degli occupanti di Cariati arrivano anche pezzi grossi della musica e del cinema come Roger Waters e Ken Loach.

«Questa vicenda mi fa venire in mente di prendere la macchina, andare a Cariati, stappare una bottiglia di vino con loro e aiutarli, perché hanno bisogno di aiuto e stanno facendo una cosa sacrosanta. Riapriamo l’ospedale subito», ha implorato il fondatore dei Pink Floyd nel docufilm di Federico Greco e Mirko Melchiorre C’era una volta (la sanità pubblica) in Italia, di prossima uscita con la preziosa collaborazione di Emergency.

E Occhiuto, incalzato dai giornalisti sulla «variante Waters», ieri ha detto: «L’ospedale di Cariati a suo tempo fu chiuso senza guardare ai dati che produceva. È stato un grosso sbaglio». Le note di Wish you were here echeggiano sempre più sul promontorio di Cariati.