“Noi come essere umano siamo su un treno lanciato a folle velocità verso l’estinzione. Lo stile di vita nel mondo occidentale non è più sopportabile per il pianeta, dobbiamo ravvederci al più presto”. Parole di Roger Waters lo scorso gennaio, a margine della conferenza stampa di presentazione della tappa romana della mostra sui Pink Floyd, un periodo della sua vita che vive spesso come un passato ingombrante – sottolineato da dichiarazioni sferzanti sulla band sottolineate in diverse occasioni. Ma è un passato che non può seppellire e che in questo tour mondiale ipertecnologico – Us + Them – dagli incassi monstre, emerge nella sua smisurata bellezza nello scenario romano del Circo Massimo, evento di punta della decima edizione di Rock In Roma.

Uno schermo enorme  66 metri per 12 su cui vengono proiettate le immagini di una donna seduta di fronte al mare, la risacca, i gabbiani, voci da lontano amplificate da uno stupefacente audio quadrifonico,  e un palco che riproduce la Battersea Power Station di Londra, immortalata sulla copertina di Animals, l’album della band del 1976. Uno show immaginato come una installazione dove le canzoni si mescolano a messaggi politici, Waters è da anni schierato a supporto della causa palestinese e contro le politiche oppressive del governo israeliano, e ora lancia strali contro Trump definito senza grandi giri di parole Pig, maiale, come uno dei brani di Animals.  Us + them, cioè come dice chiaramente Water, noi  i musicisti e voi pubblico perché se non si prende posizione, se non “si sceglie di opporsi di fare politica, lascerete che chi ci governa distrugga questo pianeta”.

Accompagnato dalla sua band (alle chitarre ci sono Dave Kilminster e Jonathan Wilson, alle tastiere Jon Carin, ai cori Jess Wolfe e Holly Laessig delle Lucius, parrucche bianche, occhi bistrati), ripesca dal passato ma sceglie una scaletta concepita come una sceneggiatura  cinematografica ripercorrendo i temi dello spettacolo, tracce da Dark Side of the Moon (l’iniziale Breathe, Time, Eclipse a suggello del gran finale prima del bis), dai suoi lavori solisti (tracce dall’ultimo Is this the life we really want?) e giocando su quello che il suo lavoro più difficile, The Wall, con venti ragazzi sul palco a mimare il coro di Another brick in the wall e lanciano in mezzo a tanta disperazione sulle sorti del genere umano, un messaggio di speranza “resisti”- stampato sulla maglietta rosa –  e “restate umani”. Gli effetti sono di impatto, le torri della Battersea power escono dallo schermo, e poi Algie il maiale rosa volteggiante sulla folla – 45 mila paganti – durante l’esecuzione di Dogs e Pigs, il centro politico del concerto. “Contro tutti i fascismi del mondo” – come recitano le scritte proiettate dietro i musicisti  rivolte a Farage, Putin, Le Pen mentre dalla folla qualcuno grida “Salvini”.

Roger corre lungo il palco, parla al pubblico: è ormai una sorta di maestro concertatore di uno show che funziona da solo, Waters limita il cantato lasciando tutte le parti alte alle coriste e a Wilson). Una catarsi che si chiude con l’emozione palpabile di  Confortably Numb – gran assolo di Wilson – ed accompagna all’uscita il pubblico, mentre sullo schermo la donna che attendeva sulla spiaggia viene raggiunta da una bambina. Un messaggio di speranza.