Non è mai troppo tardi. Come ha scritto su queste pagine Erica Moretti, a cento anni dalla nascita, a quaranta dalla morte, gli Stati Uniti scoprono Gianni Rodari, «il genio italiano che ha mescolato marxismo e letteratura per l’infanzia», per citare il titolo del bell’articolo di Joan Acocella appena uscito sul New Yorker.
Per quanto appaia strano, considerando la fama di Rodari in tutto il mondo, «negli Usa – scrive Acocella – praticamente nessuno conosce il suo nome. Dei suoi trenta libri neppure uno è stato pubblicato qui quando era in vita. Alcuni sono usciti nel Regno Unito, ed è ancora possibile acquistarne una copia, purché siate disposti a fare un’ipoteca sulla casa. Giorni fa ho cercato di comprare Tales Told by a Machine (Novelle fatte a macchina) del 1976. Amazon ne aveva una copia per 967 dollari, più spese di spedizione. Questo è un crimine contro l’arte».
Per fortuna, però, le forze oscure che hanno tenuto Rodari lontano dai lettori statunitensi sono state sgominate. Per rompere l’incantesimo ci è voluta, manco a dirlo, l’audacia di un editore indipendente, Enchanted Lion, che ha pubblicato le Favole al telefono, anzi, le Telephone Tales, nella traduzione di Antony Shugaar e con un’edizione curatissima: i disegni – dell’italiano Valerio Vidali – aprono «interi mondi di figure semi-astratte, con nasi giganteschi e palazzi di gelato» e le pagine «sono cucite con punti degni di una gonna di Balenciaga». Insomma, «è incredibile che il libro costi solo 27 dollari e 95», nota Acocella, e aggiunge perentoria: «Andate a comprarlo, subito».
Il punto – scrive la giornalista – è che i libri di Rodari sono un miracoloso precipitato di immaginario ereditato dal surrealismo e di pensiero critico acquisito grazie alla dottrina marxista: «Ogni cosa che scrive, lui la sottopone a un interrogatorio, a uno scrutinio, a uno sguardo lievemente ironico, o anche solo arguto… Molti in Occidente tendono ad associare il marxismo a una forma di controllo della mente. È difficile convincerli che alla fine dell’Ottocento il marxismo era considerato dai suoi aderenti il vessillo per la liberazione del pensiero».
Per questo (e non solo per questo) «come accade per Alice nel paese delle meraviglie, la sua scrittura fa sentire intelligenti i bambini». Soltanto i bambini? Ancora Acocella: «Una volta Rodari ha detto che sarebbe meglio non chiedersi se i suoi libri sono per bambini o per adulti, ma di considerarli come libri tout court».
Sono frasi che risuonano, leggendo i risultati di una indagine condotta dal britannico National Literacy Trust, un ente che promuove la lettura soprattutto nelle aree meno favorite. Alla domanda «Ti rivedi nei personaggi dei libri che leggi?» rivolta a quasi sessantamila ragazze e ragazzi di età compresa tra i 9 e i 18 anni, circa un terzo ha risposto di no, riferisce sul Guardian Alison Flood, specificando che la percentuale sale al 46 % quando a parlare sono bambini e teenager appartenenti a minoranze etniche nere. Del resto, uno studio del Centre for Literacy in Primary Education rivela che nei libri per l’infanzia usciti l’anno scorso nel Regno Unito solo il 5 % ha un eroe, o un’eroina, non di pelle bianca. Una miseria, ma se si pensa che nel 2017 la cifra era dell’uno per cento, si può dire con soddisfazione che la diversity si fa largo nell’editoria (perlomeno quella di lingua inglese).
E tuttavia, pensando a Rodari e alla sua grammatica della fantasia, ci si chiede se questo basti – se il libro sia solo uno specchio in cui ritrovarsi o se questo specchio non vada attraversato per andare come Alice in cerca di altri mondi o anche solo per vedere il nostro con occhi diversi e magari tentare di cambiarlo.