Diceva un grande scrittore che, mentre è difficile indagare l’ignoto, ancor più difficile è indagare il noto. Le sedimentazioni di luoghi comuni, le ovvietà assortite e riciclate in ogni contesto rendono spesso debole ogni tentativo di affondare il bisturi della conoscenza nella carne viva di ciò che si crede di conoscere a priori. Ad esempio il fatto che il rock (categoria da intendersi in senso ampio: la popular music, per capirsi) da sempre intrattiene rapporti ben più profondi di quanto si creda con la letteratura. Basta enunciare il fatto, e fine dei discorsi. Il recente Nobel a Bob Dylan ribadisce il tutto, e apparentemente chiude il discorso. Liborio Conca, redattore culturale per varie testate, e per molti anni incaricato di seguire la rubrica letteraria del Mucchio Selvaggio, con Rock Lit (Jimenez edizioni) si prende in carico l’ingrato compito. Con l’aggravio di riuscire, in meno di duecento pagine, a dar conto della complessa matassa. Il sottotitolo può aiutare: musica e letteratura: legami, intrecci, visioni. Conca, che parli dei R.E.M o di Dylan, di Cohen o di Sufjan Stevens lavora sugli incastri, i rimandi, le incredibili matrioske culturali di riferimenti che, spesso, aprono squarci prospettici su celebri rocker decisamente interessanti e trascurati. Con una scrittura precisa e ironica (anche nelle note!) che è un decisivo valore aggiunto al testo.