Juan Carrito è uno che sa il fatto suo. Figlio della sfacciata Amarena, divenuta un mito portando a zonzo i suoi quattro cuccioli tra vicoli e gradini dei paesi dell’Aquilano, è un orso bruno marsicano che ha deciso che il suo posto è tra i borghi e i boschi dove è cresciuto, nell’Alto Sangro. Perché quando hanno stabilito che era necessario trasferirlo, in «area remota», sulle cime dei monti, per staccarlo dai centri abitati, lui, a poco più d’una settimana dal trasloco, è tornato nei luoghi… d’infanzia. Staziona a Roccaraso, a 1.250 metri, località turistica dell’Appennino nota per i suoi 130 chilometri di piste da sci.

«È LEGATISSIMO alla nostra realtà – conferma il sindaco Francesco Di Donato – È un cucciolone di circa due anni. È corretto, intelligente e un po’ dispettoso. Passeggia per le strade e sui marciapiedi, non è difficile incontrarlo. Ma quando c’è troppa gente in giro, quando c’è folla, si tiene a distanza. È una straordinaria immagine di promozione del territorio: ne parla tutto il mondo. Non è aggressivo, è stato accettato dalla popolazione, pur se, comunque, un po’ d’apprensione la crea, essendo un animale selvatico. Concordata con ministero della Transizione ecologica, Prefettura e Ispra, ho emesso un’ordinanza, del 22 ottobre scorso, che vieta di avvicinarlo, a piedi e in auto, di dargli del cibo, di lasciare in giro bidoni dell’umido». È ostinato e non ha paura dei mezzi dissuasivi. Di qualche mese fa l’incursione in una pasticceria del posto: erano da poco passate le 21.30, quando si è introdotto nel locale, sfondando una finestra. Una volta all’interno, ha aperto, con una certa maestria, i forni, tirando fuori le teglie con i biscotti secchi che ha divorato. I proprietari del locale hanno allertato i carabinieri forestali che, insieme a una pattuglia dei guardiaparco, lo hanno allontanato. Evidentemente, pasteggiare con i dolciumi gli era molto piaciuto, tanto che in nottata, si è diretto di nuovo nell’esercizio commerciale. Ma ad attenderlo c’erano i militari.

«È IL SIMBOLO DELL’ABRUZZO, e a Roccaraso deve sentirsi davvero a casa», riprende il primo cittadino. È un tipo confidente, Carrito, fin troppo confidente, ossia «è protagonista di interazioni con l’uomo, tanto da richiedere un intervento gestionale risolutivo»: è, sotto questo punto di vista, tutto sua madre. Per ciò, dal Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm), lo tengono d’occhio. «Viene costantemente monitorato – spiega Luciano Sammarone, direttore dell’ente – anche attraverso il segnale del radiocollare che indossa. Lo abbiamo allontanato dai centri urbani, provando a modificare il suo comportamento, condizionato dal cibo e da una estrema familiarità nei confronti delle persone. Lo abbiamo catturato e rilasciato in un contesto isolato, inducendolo così ad uno svernamento, al letargo. Sembrava stesse funzionando, poi le temperature si sono rialzate». E Carrito, che prende il proprio nome dall’omonima frazione di Ortona dei Marsi (Aq), dove è stato trovato dal Parco la scorsa primavera, si è fiondato a valle. Il cucciolone, di 112 chili, che ne pesa 50 di più di quel che dovrebbe – racconta Sammarone – «ha camminato per decine e decine di chilometri, scalando zone impervie, sopra i 2 mila metri, superando neve alta… Una forza pazzesca». Così è ridisceso a Roccaraso, perché, sottolineano gli esperti, «vi trova risorse alimentari abbonanti e nutrienti».

«È IMPREVEDIBILE – continua il direttore del Parco – e c’è la massima attenzione su di lui: abbiamo interpellato esperti internazionali. Si sta individuando la soluzione migliore, cercando di preservarne la libertà. È comunque diventato un fenomeno sociale, e anche di marketing, aggiungerei. A Roccaraso – evidenzia – in alcuni alberghi i turisti, adesso, chiedono la stanza con vista… Carrito. Sì, perché lui “visita” i cassonetti degli hotel…». Di guai ne combina: assalti alle arnie, bidoni dell’immondizia rovesciati e rovistati, incursioni nei pollai. Tutti i danni, comunque, vengono risarciti, secondo un accordo di programma tra Parco e Regione Abruzzo. Con i suoi atteggiamenti è divenuto una star dei social, sui quali impazzano video e foto.

IL PARCO HA CREATO UNA «CARRITO’S STORY» che aggiorna continuamente con nuovi post. Eccolo, poi, immortalato, sulle piste da sci dell’Aremogna, mentre gioca lungo un sentiero tra gli alberi e si accovaccia sul guard-rail aspettando il passaggio delle auto, mentre beve di notte in una fontanella pubblica. Per rubare immagini del plantigrado alcuni arrivano anche a creare situazioni di pericolo, circostanza che ha scatenato di recente l’ira dell’Enpa – Ente nazionale Protezione Animali che, in esposto, parla di «atteggiamenti profondamente condannabili poiché totalmente illegittimi, irresponsabili e incuranti della legge». Si fa – viene rimarcato – ciò che, «soprattutto in un Parco nazionale, è proibito fare, mettendo a rischio la vita e il benessere di questi orsi, che fanno parte di una specie particolarmente protetta e a rischio di estinzione».

CARRITO, NEI DOCUMENTI UFFICIALI indicato come «l’esemplare M20», «rappresenta un valore aggiunto» secondo il veterinario molisano Antonio Liberatore, membro del tavolo tecnico del Patom – Piano attuativo di tutela dell’orso marsicano, e «la sua libertà – ripete – va preservata ad ogni costo. Si tratta di uno dei figli della super mamma Amarena e va tutelato. Potrebbe essere un orso dominante – dice – accoppiandosi, potrebbe portare una ventata di miglioramento in una popolazione che soffre per residuità numerica e di un forte appiattamento genetico».

RIFLETTE LA SCRITTRICE Cesira Donatelli: «Se ci incontra, ci evita e questo la dice lunga sulla nomea che abbiamo noi umani… Io non sono in grado di sapere quale luogo sia più adatto a lui, ma sono in grado di capire che lui ha scelto, pertanto è necessario che ci istruiamo alla convivenza, bandendo ogni nostra forma di protagonismo e di violenza nei suoi confronti. Civiltà, responsabilità, rispetto e coerenza… vanno dimostrati e messi a servizio di questa creatura, anche e soprattutto se decide di ubicare la sua dimora nei pressi di Roccaraso, in cui la natura parla ancora una lingua comune e semplice». Ogni tanto Carrito va in tour anche nella piccolissima Villalago. «Da queste parti si vede nel periodo delle ciliegie», racconta il sindaco Fernando Gatta che sta realizzando il primo paese d’Italia «a misura di orso». Dalla cartellonistica stradale, ad attività di educazione ambientale rivolte ai bambini, ad incontri con i cittadini, monitoraggio, forum permanente con le istituzioni per l’adozione di misure in caso di emergenza e di controllo, secchi e raccoglitori della spazzatura opportunamente modificati. «Qui – evidenzia – da sempre, la convivenza è resa possibile dalla capacità della popolazione di coesistere con le specie selvatiche e la straordinaria biodiversità. A ciò abbiamo aggiunto una pluriennale pianificazione».