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Roca e inquieta, la voce della Sherazade di Jacques Cazotte, tra creazioni originali e storie venute da lontano

Roca e inquieta, la voce  della Sherazade di Jacques Cazotte, tra creazioni originali  e storie venute da lontanoUna illustrazione di Edouard de Beaumont per l’edizione del 1845 di «Il diavolo innamorato» di Jacques Cazotte, romanzo del 1772

Scrittori francesi «Il mago Maugraby», da L'orma

Pubblicato circa un anno faEdizione del 24 settembre 2023

In un saggio del 1836, Charles Nodier celebrava in Jacques Cazotte  l’autore in grado di trovare il fantastico negli aspetti più minuti del quotidiano: aveva traversato l’epoca illuministica, presagendo gli orrori della Rivoluzione imminente, di cui sarebbe rimasto vittima all’epoca del Terrore.  Con parole di lode descriveva la sua opera anche Gérard de Nerval, che lo considerava un precursore del Romanticismo in un paese pervaso dal razionalismo.  L’opera per cui rimane nel canone della letteratura francese, il perfetto racconto Il diavolo innamorato (1772), narra l’innamoramento del nobile Don Alvaro per il demone Biondetta, il quale a sua volta prova un sentimento melanconico per l’uomo che possiede, e con cui si dedica a malefiche avventure.

L’edizione più recente del racconto, che prende avvio presso Napoli, e che anticipa non pochi elementi della rappresentazione francese romantica del Grand Tour, è quella a cura di Ermanno Cavazzoni, con un saggio di Ugo Dettore (Quodlibet, 2019). Arriva ora in libreria, per la prima volta in italiano Il mago Maugraby (traduzione efficace di Alessandro Trasciatti e Eusebio Trabucchi che firma anche un preciso saggio, L’Orma, pp. 192, € 22,00, con illustrazioni di Prisca Milanese). Il ciclo di racconti uscì a Ginevra nel 1789, poco prima della presa della Bastiglia, e tutta l’opera di Cazotte rientra in pieno nella voga per Le mille e una notte, che ebbe corso in Francia nel corso di tutto il  Settecento, a partire dalla pubblicazione nel 1704, del primo volume tradotto dall’orientalista abate Antoine Galland.

Mentre Madame de Pompadour rendeva celebre il negozio di abiti parigino Au bonheur de la Turquie, che vendeva meraviglie ottomane, comparendo in vesti di sultana nei quadri di Antoine Van Loo, la voga del Cabinet des fèes orientale, secondo il titolo scelto dall’editore ginevrino Barde, non accennava a diminuire. Negli anni ’80 giunse a Parigi un religioso orientale Diyunisus Shawish, ribattezzato Dom Denis Chavis: fu lui a consegnare a Cazotte molto del materiale che ha rifuso nella sua Suite o Continuation delle Mille e una notte, edito da Barde, in cui è difficile distinguere tra creazioni originali e riproposte. E lo stesso accade nelle vivaci novelle del mago nefasto Maugraby, adepto del demone Zatanai (evidente travestimento di Satana), che usa i notevoli poteri di cui è dotato per diffondere il male sulla terra e nuocere al genere umano. Secondo un espediente classico,  a raccontare questa storia di possessione e fuga è una narratrice, Dinarzade, sorella di Sheherazade, che intrattiene il sultano. La sequenza di racconti ruota intorno al giovane principe Habed-il-Rouman, nato per incantesimo, che Maugraby vuole sacrificare al suo nero signore. In una dimora segreta dentro le montagne, egli trova tutti i piaceri; ma presto comprende che quel luogo tiene prigionieri uomini, più morti che vivi, usati dal Maugraby per i suoi incantesimi. Infine, in un percorso iniziatico, senza esclusione di avventure, il principe, che assume il nome di pellegrino, ottiene la libertà e la gloria.

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