Di giorno lavora per una grossa organizzazione che ha a che fare con questione di sicurezza, di notte ha una vita segreta da giustiziere solitario. È single, schivo, di poche parole, patisce il potere e l’autorità e ha l’indole di un outsider. Con la sua felpa con cappuccio nera, i jeans dello stesso colore, l’andatura guardinga, quasi paranoica, di chi si sente costantemente in pericolo, Elliot Anderson è il Jack Bauer dell’era di Occupy Wall Street. Un paladino della lotta contro l’oligarchia finanziaria, la diseguaglianza economica, i tycoon del fast food che fanno soldi con la pornografia e detestabili yuppie che tradiscono la moglie e maltrattano cagnolini indifesi.

Apparso la settimana scorsa come una meteora nel palinsesto generalmente piuttosto spento del network USA, Elliot ha il volto pallido, intelligente e spiritato di Rami Malek (The Master di Paul Thomas Anderson e gli ultimi due Spike Lee) ed è il protagonista di Mr. Robot, un cyber thriller serial ambientato tra i piani alti di New York e i budelli della sua, vecchia, scassata metropolitana, tra Revenge of the Nerds e un western crepuscolare, cupo e nichilista.

Elliot è il geniale impiegato di un grosso studio di cyber security, tra i cui principali clienti c’è la E Corp., una corporation gestita «dall’uno percento dell’uno percento. Gente che gioca a fare Dio senza chiedere il permesso a nessuno», e che il nostro eroe ribattezza non a caso Evil Corp., corporation del male. Assunto grazie all’aiuto di un’amica di infanzia di cui è segretamente innamorato, Elliot è tanto brillante quanto alienato, quasi ostile. Nemico giurato di Facebook, e dei social media in generale, si lascia andare a sfoghi violenti e sentiti contro l’establishment. Quando, nel primo episodio della serie, la sua analista (Gloria Reuben) gli chiede come mai è così disilluso lui le risponde ironico «forse perchétutti pensavamo che Steve Jobs fosse un grand’uomo pur sapendo che ha fatto miliardi sfruttando dei bambini». Anche nel panorama ricchissimo della contemporanea televisione americana, il fervore della sua rabbia giovane è insolito.

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Nel tempo libero, Elliot usa il suo know how di hackvista, introducendosi come uno stealth nei database delle multinazionali e nelle e mail di individui qualsiasi. Rubare ai ricchi per dare ai poveri, come un Robin Hood del terzo millennio, è uno dei suoi obbiettivi. Ma non ci pensa due volte a punire anche dei semplici bulli, piccoli disonesti e il boyfriend noioso della sua amica del cuore.

Nonostante l’impronta idealista della sua crociata, Mr. Robot è però privo dello slancio New Age-romantico che serpeggia nelle trame confuse di Sense8 (anche quella una serie al cui centro sta un hackivista) o del respiro techno/politico/esistenziale di Black Hat, di Michael Mann. Il feeling quello di una serie scritta e pensata non dal punto di vista di una «resistenza» ma dalla capanna isolata di un eroe che oscilla instabilmente tra Edward Snowden e l’ Unabomber. Non a caso, Alessandra Stanley, sul «New York Times», ha paragonato Elliot al Travis Bickle di Taxi Driver, il poster boy dell’alienazione metropolitana post-Vietnam.

Girata in uno stile semplice, quasi scarno, la serie di Sam Esmail (il cui primo episodio è diretto Niels Arden Oplev, il regista danese di Uomini che odiano le donne) si vive attraverso la prospettiva sofferente, solipsistica, del suo protagonista. Al punto che quando uno strano sconosciuto (Christian Slater) lo avvicina sulla metropolitana e lo invita nel quartier generale di un libero aggregamento di hackers genialmente situato sotto il luna park di Coney Island, il tutto potrebbe, o meno, essere frutto della sua immaginazione. Quando Elliot ci torna un’altra volta, il posto è infatti deserto. Persino il clochard veggente di Slater, il Mr. Robot del titolo, potrebbe essere un fantasma….

https://youtu.be/AVWrznBaGMI

Se le sintomatologia della serie è molto ben articolata già nel primo episodio (accolto de recensioni entusiastiche), in cui tra le altre cose Elliot concepisce un gesto molto creativo di ridistribuzione della ricchezza, è più difficile capire dove esattamente Esmail intende portare la storia. L’apparizione in episode 1 di un mefistofelico, capacissimo, cyber ingegnere della E Corp. (l’attore Martin Wallstrom) potrebbe lasciare presagire uno svolgimento giocato su due antagonisti.

Qualsiasi direzione Esmail e i suoi collaboratori vogliano intraprendere con Mr. Robot, il network USA ha annunciato di aver già confermato una seconda stagione della serie. Prima ancora che questa cominciasse ad andare in onda.