Il Diapason World Wide Tour di Roberto Cacciapaglia arriva a Milano a due mesi dalla pubblicazione a fine gennaio dell’album che dà il titolo al giro di concerti. Per il musicista milanese è più di un ritorno a casa come ci tiene a dire al pubblico che gremisce per intero il teatro. Infatti, con voce velata d’emozione, rammenta come tutto ebbe inizio in quel teatro, allorquando affascinato dal blues – rock dei Canned Heat andò ad ascoltarli soprattutto per la loro On the road again, restando però soggiogato musicalmente dal gruppo beat di supporto, i sardi Barrittas, con i quali suonerà per un certo periodo in sostituzione di Antonello Salis partito per il servizio di leva.

QUESTO resta però il solo dato storico e biografico del concerto perché tutta la musica d’oggi di Cacciapaglia ha natura filosofico-scientifica e sostanza anche nell’allargamento della formazione che accompagna il suo pianoforte: un giovane quartetto d’archi e Giampiero Dionigi alla gestione degli strumenti elettronici. Ai quali va aggiunta l’imponente batteria “invisibile” di tecnici addetta ad equilibrare l’incendiario e teatrale mix di suoni luci e video, “personaggio” in più sul palco. Il concerto, arricchito da un bis chiesto e condiviso dal pubblico a gran voce e da Tree of Life, composizione guida dell’Expo 2015, presenta per intero il cd. I brani, come anche il più minuto gesto e travestimento – la mascherina carnascialesca di Frequency of Love s’aliena in quella di “woodpecker”, nell’ecologico “Interlude” – probabile ed inedito retaggio prog, al pari del sorprendente uso strumentale della voce venata di suggestioni folk, sono tesi a stabilire novità nella relazione e rapporto del suono con lo spazio e la luce. Proprio attraverso l’uso di sofisticati software avviene il recupero udibile dei suoni armonici originari. D’altronde lo stesso titolo del disco Diapason è il prospetto di partenza.