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Robert Spano (Cedu): «In pericolo lo stato di diritto europeo»

Robert Spano (Cedu): «In pericolo lo stato di diritto europeo»Il presidente della Corte europea dei diritti dell'uomo, Robert Spano, durante la lectio magistralis all'università La Sapienza

Roma Lectio magistralis del presidente della Corte Ue dei diritti dell'uomo. Una risoluzione consente il ricorso a Strasburgo per i crimini commessi dalla Russia fino al 16 settembre

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 23 aprile 2022

«La guerra in Ucraina è una calamità per le vite umane e per la pace. Ancora una volta la lezione della storia si è dimostrata corretta: quando i principi fondamentali, la democrazia, lo stato di diritto e la tutela dei diritti umani vengono messi da parte, le conseguenze sono catastrofiche». In un’Aula magna colma di studenti, docenti e personalità tra le quali il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato, all’università La Sapienza di Roma il giurista islandese di origini italiane Robert Spano, il più giovane presidente della storia della Corte europea dei diritti dell’uomo, ha legato ieri la sua lectio magistralis su «Diritti umani e persone vulnerabili» – promossa dalla Consulta nel semestre di presidenza italiana del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa – alla «crisi più importante che il continente sta vivendo dalla Seconda guerra mondiale».

«La situazione geopolitica avrà certamente un grave impatto diretto sul lavoro» della Cedu, prevede il presidente, e «il concetto di vulnerabilità è destinato ad essere ampliato in futuro», seguito via via dalla giurisprudenza evolutiva dei giudici di Strasburgo. La guerra in corso, ha spiegato a margine del convegno, «sta generando un danno irreparabile anche al ruolo dei diritti fondamentali nell’Europa allargata». In ogni caso, rivela Spano che ieri pomeriggio è stato ricevuto al Colle dal presidente Sergio Mattarella, già «dal primo marzo la Corte ha adottato misure provvisorie urgenti e ha invitato il governo russo ad astenersi dal lanciare attacchi militari contro i civili e a garantire la sicurezza delle strutture sanitarie, del personale medico e i soccorsi nei territori sotto attacco o assedio da parte delle truppe russe».

Soprattutto però la Cedu «il 22 marzo ha adottato una risoluzione sulle conseguenze della cessazione dell’adesione delle Federazione russa al Consiglio d’Europa», avvenuta il 16 marzo per espulsione, nella quale è previsto che «la Corte conservi la giurisdizione sui ricorsi rivolti contro la stessa Federazione russa in relazione ad azioni o omissioni suscettibili di costituire violazioni che sopravvengono fino al 16 settembre 2022». La data è dovuta all’articolo 58 della Convenzione che prevede un periodo di sei mesi di conservazione della giurisdizione sul Paese «fuoriuscito dal sistema di protezione». Il ricorso però può essere presentato anche successivamente al 16 settembre per tutte le violazioni commesse entro quella data.

La preoccupazione della Cedu riguarda quei 146 milioni di europei, i russi, che «si troveranno sprovvisti della possibilità di ricorrere alla Corte». «Per dare un’idea della rilevanza di ciò – afferma Spano – è bene ricordare che i ricorsi pendenti a Strasburgo contro la Federazione Russa sono a tutt’oggi oltre 18.000, pari a più del 25% di tutti i ricorsi pendenti». Naturalmente, un’eventuale sentenza di condanna alla Russia da parte di Strasburgo sarebbe di difficile esecuzione, ma non per questo meno rilevante.

Un problema lo ha anche l’Italia, però. Lo evidenzia Giuliano Amato, presidente della nostra Consulta che, secondo Spano, «gioca un ruolo fondamentale nella comunità di giudici» nella quale si sta «sempre più trasformando la Corte Ue»: «È un peccato che il rapporto che esiste così intenso tra la nostra giurisprudenza, la nostra vita e la Cedu – afferma Amato – non usufruisca anche di un protocollo. L’ultimo che è stato adottato, il sedicesimo, che consente anche ai giudici nazionali di porre quesiti alla corte di Strasburgo, non è stato ratificato dal Parlamento italiano».

«Come trattiamo i più vulnerabili ci dice in quale tipo di società vogliamo vivere. Cosa significa democrazia? La democrazia valuta tutti allo stesso modo anche se la maggioranza non lo fa. Questo è il senso della discussione». Cita Brenda Hale, ex presidente della Corte suprema britannica, Robert Spano quando tira le conclusioni del dibattito aperto al mattino dalla rettrice Antonella Polimeni. «C’è un valore fondamentale in pericolo ora come mai nella nostra vita: lo stato di diritto, stella polare della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nel corso della sua storia il concetto di stato di diritto è risultato essere la guida e stella polare dello sviluppo della giurisprudenza della Corte di Strasburgo. Tutti dobbiamo lottare per la democrazia e lo stato di diritto. Non vanno dati per scontati. L’Europa senza stato di diritto è un luogo che non è più libero».

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