Quasi indecifrabile nel frastornante programma del Lido c’è un titolo apparentemente enigmatico: Nice Girl Don’t Stay for Breakfast regia di Bruce Weber. In realtà, dietro il titolo delle brave ragazze che non si fermano sino all’ora di colazione si cela una canzone di Julie London che dà il titolo al documentario sul bad boy per eccellenza di Hollywood: Robert Mitchum. Oltre cento pellicole all’attivo, ma lui non si è mai sentito attore, compariva nei film perché era meglio che lavorare, poche parole e molte sigarette, una sola moglie, Dorothy, e molte scappatelle. Duro per eccellenza, ma in privato poeta, amante di letteratura e pittura, dotato di antenna capace di captare una presenza femminile in un ampio raggio, sempre pronto a sparare la prima cosa che gli viene in mente, che spesso non è banale, ma talvolta deve fare i conti con autentiche bestialità. Benicio Del Toro, che lo ricorda come il suo uomo nero infantile per i personaggi interpretati, racconta anche di come la sua sola presenza cambi il clima del luogo e quando lo incontra si presenta a Bob con cortesia «il mio nome è Benicio Del Toro», risposta «non ho motivo di dubitarne».

Ogni volta che qualcuno si rivolge a lui chiedendo «come va» la risposta è sempre la stessa «peggio». Perché è difficile che con gli anni qualcosa migliori. Poi però Mitchum, che ha una capacità aneddotica ineguagliabile, precisa «rispondeva così anche Groucho Marx. Mentre Lex Barker, sei volte Tarzan, di ritorno dall’Europa aveva fatto delle analisi mediche, ottime. Quando ha incontrato un amico che gli ha chiesto ‘come va’ lui ha replicato ‘mai stato meglio’ e si accascia sul marciapiedi, cadavere. Allora meglio rispondere ‘peggio’ a scanso di equivoci».

Il cattivo ragazzo nel 1948 viene arrestato per possesso di marijuana. Condannato a 60 giorni di lavori forzati a Castaic California viene vessato dal suo secondino che gli dice come la sua carriera di divo hollywoodiano sia finita, senza futuro. Bob decide allora di farselo amico, lo intorta, si fa raccontare dove vive, che è sposato con una polacca dal seno prosperoso etc. etc. Quando esce Bob armato di auto, secchiello per il ghiaccio e vodka va a visitare la moglie del secondino, la seduce e le lascia un autografo sul sedere. Per quanto cattivo soggetto, non è Bob a raccontare l’aneddoto, ma Brenda Vaccaro. Anche Danny Trejo «Machete» non è stato un bravo ragazzo, dentro e fuori dal carcere, ha modo di ricordare come il tavolo a parete sia stato un regalo fatto ai carcerati da Mitchum che una volta uscito non si è dimenticato del disagio del mangiare da un vassoio in piedi.

Gli aneddoti sono infiniti: da Gregory Peck che sul set non lo guarda perché ha paura che voglia farselo («detto da Greg un complimento»), al poetico ricordo di Shirley MacLaine (l’unica per cui ’eventualmente’ avrebbe potuto lasciare la moglie), John Huston boccaccesco inappetente in ospedale, Deborah Kerr, Polly Bergen strapazzata con l’uovo e coccolata il primo giorno di riprese di Cape Fear, l’amore per Cole Porter, la sessione canora con Marianne Faithfull, gli autografi irriverenti alla Kirk Douglas, Johnny Depp, Liam Neeson e le donne Jane Russell, Vera Miles, Julie London e le centinaia entrate nel suo raggio d’azione.

Bruce Weber ha dovuto lavorare a lungo per convincere Mitchum a realizzare un documentario su di lui. Per farlo lo ha riempito di regalini quasi fosse un innamorato, ma in realtà il materiale originale è scarso (Mitchum è morto poco dopo), meno che mai Bob ha aperto i cassetti dei filmini famigliari o delle foto ricordo, quindi Bruce ha dovuto lavorare davvero solo sull’immagine, il carisma, la camminata, la spavalderia che nasconde timidezza, la superficialità che dissimula la sensibilità, la voce arrotata da whisky e pallmall senza filtro e i racconti degli altri. Come quello in cui nello show Dean Martin gli dice «dovremmo fare una canzone insieme» e lui «non ho il fegato per farlo». Riferendosi all’alcol, non al coraggio. Alla fine ne esce un ritratto fantastico di un bastardo d’altri tempi capace di diffondere sex appeal come avesse uno spray, infatti James Brown canta It’s a Man’s Man’s Man’s World. Inarrivabile.