All’origine era una serie tv anni ’80 dal titolo originale di Equalizer (Un giustiziere a New York su Rai2), con Edward Woodward nei panni di Robert Mccall, il protagonista degli 88 episodi. Nel 2014 Antoine Fuqua, su sceneggiatura di Richard Wrenk, dalla serie realizza il film; The Equalizer – Il vendicatore. Protagonista Denzel Washington, che interpreta l’agente Dia (Defense Intelligence Agency) presunto defunto Robert McCall. E nel momento, lungo, di trionfo dei sequel arriva Equalizer 2 – Senza perdono. Stessa squadra del precedente.

Minestra riscaldata? L’understatement di Denzel Washington, anche quando si comporta da ammazzasette a fin di bene, e una serie di notazioni secondarie che danno un po’ di spessore narrativo al film cercano di evitare il déjà vu. Una vicina di casa araba, malvista come il murale che ricorda la sua madrepatria, l’adolescente Miles tirato per la giacchetta dalla gang di spacciatori e ripescato dal salvatore McCall, l’anziano ebreo ancora in cerca della sorella scomparsa da tempo, gli arroganti, odiosi e impenitenti giovanotti che strapazzano ragazze. Poi c’è il gruppetto di cattivoni professionisti, ex colleghi di McCall, già assassini di stato che hanno deciso di giocare ancora più sporco per denaro.

Solo che hanno steso, tra gli altri, la grande amica e ex capo del nostro che decide di volerci vedere chiaro. Così, siccome il male nel film è molto efferato ma spesso stupido, gli forniscono tutte le prove per indagare sull’omicidio, convinti di non correre rischi. Rispettoso dei canoni dell’azione The Equalizer 2 non fa sconti, così si fa anche discretamente apprezzare (oltre 100milioni di incasso in Nordamerica). Con un solo grande limite: tutti i tasselli del mosaico devono concorrere a costruire un finale da buonismo nauseabondo. Questo sì, purtroppo, senza perdono.