Forse tra chi legge ci sarà qualcuno che si ricorderà della moda che furoreggiò nella seconda metà degli anni ‘80 per i «libri game», in gran parte a tema fantasy ed in particolare per la serie di Lupo Solitario creata da Joe Dever. Dopo un decennio la moda sembrò fare il suo tempo, sostituita da una forma di «letteratura ergodica»(per citare il padre dei «game studies» Espen Aarseth) che da allora è diventato uno dei media di maggior successo: i videogiochi. Tuttavia la passione per i libri game è continuata, in modo più o meno sotterraneo, fino ad oggi quando riesplode con maggior vigore. Non solo sono ripubblicate le «vecchie» avventure di Lupo Solitario ritradotte in nuove edizioni rilegate (Vincent Books) ma, complice anche il mix di avventura ed enigmistica delle «escape room», il genere ha colonizzato anche la serie di Geronimo Stilton proponendo libri per tutti i gusti e per tutte le età.
Nonostante ciò non è senza stupore che è da salutare l’uscita per il Saggiatore del «libro game» per adulti di Rob Sears (direttore creativo di un’agenzia pubblicitaria ed autore di testi comici per Guardian e McSweeney’s e per una sitcom prodotta da Audible): «The Apocalypse Game».

Non solo il libro ci propone «scegli tu come far finire il mondo con Trump, Putin e Kim Jong-un» ma ci omaggia pure di adesivi per crearci il nostro dittatore preferito sulla silouhette bianca campeggiante in copertina. Per il suo libro Sears sceglie un modello di narrativa esclusivamente «a bivi» (senza tabelle, scontri, dadi, ecc.): semplicemente giunto in fondo ad ogni sequenza narrativa, il lettore deve decidere quale azione far compiere al protagonista, tra le due o tre possibili. Protagonista che, in qualità di impiegato junior al Dipartimento per la Continuità (Globale) dell’ONU, ha il compito di «scongiurare la cessazione prematura delle attività globali in qualunque possibile anno» o, per dirla in parole povere, impedire la fine del mondo.

Dopo mesi passati a far girare i pollici senza nessuna sfida degna di questo nome a livello globale, proprio alla vigilia di Natale, arriva sul tavolo del nostro eroe la richiesta d’aiuto da parte della Corea del Nord che dopo aver visto finire tanti razzi nel mare, si è persa il controllo dell’unico che potrebbe arrivare fine alle coste statunitensi. Non c’è bisogno di stare a descrivere un contesto che qualsiasi lettore conosce bene e quindi si è subito coinvolti nella prima scelta: rifiuterà l’incarico per godersi in tranquillità le vacanze natalizie o partirà per la Corea in considerazione che un’esplosione nucleare rovinerebbe comunque a tutti le vacanze?

Sears ha buon gioco a pariodiare personaggi come Kim Jong-un piuttosto che Putin, Trump, Xi Jinping o Elon Musk, quest’ultimo creatore di una gigantesca trivella automatizzata guidata da un’Intelligenza Artificiale che si ribella al suo creatore e, invece di creare un nuovo habitat sotterraneo per far sopravvivere la civiltà ai danni dell’inquinamento, si propone di distruggere il genere umano.
Nonostante l’assenza di mostri da sconfiggere a colpi di dadi e tabelle, la Fine arriverà più spesso di quel che ci si possa attendere perché di fronte alle minacce demenziali (anche se non sempre distanti dalla realtà) non sarà semplice indovinare o intuire la scelta corretta. Proprio per questo, soprattutto all’inizio, Sears corre in aiuto del lettore suggerendo, di fronte ad una Fine prematura, non di ripartire da capo, quanto di andare ad una specifica scelta cruciale sbagliata. Aiuto ovviamente per i lettori non «nerd» che si trovano di fronte improvvisamente ad una modalità di lettura divertente ma non banale, che richiede attenzione per individuare la logica delle sfide proposte e che potrebbe non essere disponibile ad accettare un game over drammatico senza aver completato la lettura del libro.

Quella appunto che può essere definita «letteratura ergodica» perché – nonostante Aarseth non faccia menzione del genere «libro game» nel suo testo – presuppone un lavoro non triviale da parte del lettore: non è sufficiente che si metta davanti al libro e ne giri le pagine, ma deve trovare il percorso giusto tra le alternative proposte.

L’avere a disposizione, nel circuito dei lettori «standard», questa nuova modalità di lettura, fa ben sperare che non si tratti di un ritorno di fiamma di una moda destinata a spegnersi di nuovo, ma piuttosto di un’avanguardia di un modo alternativo ed originale di fare letteratura che prenda lezione dall’interattività dei nuovi media per portare a nuove, interessanti soluzioni.