«Compro tutti». Così Tuttosport ieri riassumeva, in prima pagina, il pensiero di Mohammed Bin Salman che con il suo fondo, Pif, ha acquisito l’80% del club di calcio inglese Newcastle. Il controverso, a dir poco, principe ereditario saudita, di fatto già alla guida del regno, si è lanciato in una competizione calcistica stellare, a suon di centinaia di milioni di dollari, con i regnanti rivali del Qatar e degli Emirati arabi. Avrebbe in mente, si dice, di strappare alla Juve Federico Chiesa e altri calciatori di grande talento che militano nei vari campionati europei per portarli in Gran Bretagna.

IL SOGNO DI MBS è di fare grande un piccolo club che ha vinto l’ultimo titolo nel lontano 1927 e che attualmente è penultimo nella Premier. Secondo Tuttosport il principe saudita «Ha grandi progetti, è il più ricco tra i paperoni già sovrabbondanti in Premier e il fatto che il suo nome sia stato accostato in passato al Manchester United è garanzia di affidabilità». Paris Saint-Germain e Manchester City, rispettivamente nelle mani di qatarioti ed emiratini, perciò possono cominciare a tremare. I loro campioni in futuro potrebbero non bastare di fronte a una corazzata in grado di investire subito 250 milioni di dollari (altri dicono 400) nel calciomercato.

In un attimo il piccolo Newcastle è diventata la società più ricca al mondo. Il suo presidente è Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo saudita, che per conto di Bin Salman porterà la rivalità con Qatar ed Emirati anche sul campo da calcio dopo la finanza, l’economia e la politica estera. Non solo questo. Un obiettivo di questa gigantesca operazione che consegna un altro club di calcio nelle mani di uno Stato è quello di fare sportwashing, ossia lavare i panni sporchi delle violazioni dei diritti umani attraverso lo sport, il calcio in particolare, e dare una immagine positiva a un paese accusato di crimini di guerra in Yemen e di aver assassinato e fatto a pezzi nel suo consolato a Istanbul un giornalista dissidente, Jamal Khashoggi. Ne sono un esempio la Supercoppa italiana, che Juve e Inter disputeranno proprio in Arabia saudita, e il GP di automobilismo del prossimo anno nel regno dei Saud.

LA STAMPA britannica non ha mancato di criticare l’acquisizione del Newcastle da parte di Riyadh. Il Guardian punta il dito contro Bin Salman che, ha scritto, attraverso il calcio vuole portare a compimento un «riciclaggio internazionale di immagine». Il Telegraph con velenoso sarcasmo ha sottolineato che, pur con le loro responsabilità nell’aspetto dei diritti umani, «né Qatar, né gli Emirati hanno mai autorizzato l’omicidio e di fare a pezzi un giornalista». Altri media con sobrio realismo hanno chiesto ai lettori perché un club di calcio dovrebbe porsi questioni di etica quando il Regno unito vende armi ai sauditi per miliardi di dollari e le sue principali forze politiche, laburisti e conservatori, non aprono bocca sulle violazioni dei diritti umani da parte di Riyadh. Esperti internazionali intanto smentiscono che non ci siano legami tra lo Stato saudita e il fondo Pif come vorrebbero far apparire i suoi dirigenti. Il fondo è il mezzo che MbS usa per portare avanti la sua visione di sviluppo dell’Arabia saudita.

Più concretamente sui diritti umani, Amnesty International ha rivolto un appello alla Premier League affinché non diventi una sorta di lavatrice ad uso di regimi che intendono sbiancare la loro lunga storia di crimini contro la loro e altre popolazioni.

AMAREGGIATA in queste ore è soprattutto Hatice Cengiz, la compagna di Jamal Khashoggi, che a quasi tre anni dal brutale assassinio del giornalista deve osservare impotente che l’Europa e gli Usa, per interessi economici e strategici, abbiano rilanciato le relazioni con Mbs. «Sono andata ovunque in cerca di giustizia per Jamal, ogni giorno» ha commentato Cenzig «(ai tifosi del Newcastle) sembra non importare nulla di Jamal, sono interessati unicamente al futuro finanziario della loro squadra».